Siena, 5 novembre 2024 – Questore Ugo Angeloni, se una persona a lei cara fosse rimasta vittima di una truffa cosa farebbe?
“Direi tranquillo, racconta tutto quello che è successo. Non ti preoccupare: potrebbe accadere a chiunque. Si tratta di reati compiuti da persone fortemente specializzate nell’approfittare del momento in cui pensi ad altro. Non avere mai paura: denunciare. Anche perché attraverso ciò, soprattutto polizia e carabinieri, riescono ad intervenire anche dopo che il fatto è successo. Ormai conosciamo il modus operandi e abbiamo un’idea dei percorsi che fanno quando si dileguano. Molte volte riusciamo ad intercettarli con successo mentre raggiungono altri luoghi”.
L’identikit delle vittime?
“Persone di cui si può approfittare cogliendo l’attimo. Riescono ad entrare in maniera dirompente nella loro vita, turbando quotidianità e ritualità dell’anziano, per esempio. Entrano a gamba tesa e carpiscono l’attenzione delle vittime. E’ la loro arte. Dobbiamo invece cercare di fare in modo che l’ingresso nella routine di sconosciuti rappresenti un campanello di allarme. Occorre essere forse meno confidenti nei confronti di chi ci approccia con le modalità che abbiamo evidenziato”.
Bisogna essere forse meno buoni?
“Sotto certi aspetti sì. Non esistono procedure per cui uno ti chiama al telefono e dopo due minuti bussa alla porta un suo incaricato. Non lo fanno avvocati o rappresentanti delle forze dell’ordine di chiedere denaro, tantomeno si lamentano se vengono date cifre e ori insufficienti. Sono poi abili nel toccare il tasto degli affetti, facendo sentire importante la vittima in quanto può decidere le sorti del proprio caro tirando fuori euro e preziosi”.
Elementi che devono far sospettare.
“Esatto. Basta rivolgersi alle forze dell’ordine componendo il numero unico europeo: 112. Mette in contatto con le forze dell’ordine competenti per il luogo in cui uno abita. Molte volte sono gli stessi truffatori a fornire un numero che in realtà corrisponde ad un altro complice. Con il 112 non si può sbagliare: un gesto che funziona da deterrente, li mette in fuga”.
I truffatori vengono soprattutto dal sud nel Senese?
“Nella maggior parte dei casi sì, li abbiamo intercettati in direttrici che portavano al sud. E’ accaduto più di una volta”.
E’ stata fatta prevenzione e informazione, da parte di carabinieri e polizia, nelle Contrade e nelle parrocchie. Nei circoli, consegnando anche brochure. Ma non è sufficiente.
“Il messaggio è arrivato ma, ripeto, c’è un’arte spiccata nel cogliere, dopo tanti tentativi compiuti, persone che magari stanno a casa al mattino. Un target che li orienta c’è ma, in linea generale, piombano nella quotidianità carpendo in un attimo la fiducia. Subentra un senso non solo dis confitta ma anche di vergogna. Invece non è assolutamente questo: nessuno è completamente immune da questo”.
Nuove misure di prevenzione allo studio?
“Grazie ai molti strumenti, anche tecnici, riusciamo a scremare i dati orientandoci su un target di sospettati. Dall’altro lato è fondamentale non lasciare mai il terreno dello stimolare l’attenzione dei cittadini. La prevenzione più forte ritengo che sia quella di far sì che le persone possano avere un dubbio e per questo chiamare le forze dell’ordine. Meglio il cosiddetto falso allarme, non importa se poi non si rivela una truffa. Segnalare sempre”.
Fra gli strumenti, una volta identificati, c’è il divieto di ritorno nella nostra provincia.
“Valendo su tutto il territorio, se vengono fermati rappresenta un campanello di allarme anche se ancora non hanno fatto nulla”.
La tecnica più comune resta quella del finto avvocato?
“Sì e di qualificarsi come appartenente alle forze dell’ordine. E di coinvolgere gli affetti. Il vecchio copione è quello più utilizzato”
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