
Il sindaco di Montalcino, senatore del Pd, parla anch e del suo futuro "Questo è il mestiere più bello, ma bisogna sapere quando smettere".
di Michela Berti
MONTALCINO
Pinci e politica. Sono le cifre della carta d’identità di Silvio Franceschelli. Il sindaco di Montalcino, dove i tradizionali pici diventano pinci, una casa tipica toscana proprio all’ingresso del borgo. Lo incontriamo in Comune, vestito informale e fare alla mano tipico di chi, nonostante sia senatore e trascorra parecchio tempo a Roma, non ha perso il contatto con la sua terra che profuma di Brunello e schiettezza. "L’agricoltura è essenziale per la salvaguardia del territorio che può far fronte ai cambiamenti climatici – ingrana Franceschelli –. Questo territorio è bello perchè qui non si vede l’antropizzazione, frutto anche di buone politiche urbanistiche. Stiamo attenti: noi siamo per la decarbonizzazione, ma i percorsi devono essere governati dai Comuni. Non possiamo vedere le disgregazioni urbanistiche con pannelli fotovoltaici, pale eoliche e storie varie".
E’ preoccupato?
"Sì molto. Non tanto per il territorio che amministro perchè qui la terra vale: seminativo spoglio vale qualche decina di migliaia di euro, una zona vignabile – ammesso che si trovi – senza vigneto vale 100-120mila all’ettaro, per la terra del Brunello si arriva a un milione, un milione e mezzo a ettaro".
Quindi?
"Da noi si dice: il grano e gli olivi bevono il vino, nel senso che la redditività di una vigna compensa le perdite del settore ceriaricolo e talvola anche degli olivi che hanno annate alterne. Il vino è un prodotto, il grano è una materia prima e non riesce a tenere un prezzo, ecco il problema".
Qual è stata la fortuna di Montalcino?
"Essere in Toscana, in provincia di Siena, in Val d’Orcia e la grande intuizione di un produttore come Biondi Santi che ha portato la bandiera del Sangiovese in giro per il mondo. Poi, certo, abbiamo affrontato e vinto sfide importanti come la fusione con San Giovanni d’Asso e la messa in sinergia di produzioni come ad esempio il tartufo con il vino. Bisogna guardare avanti e dare forza al rinnovamento della politica".
Rinnovamento della politica? Ma se i giovani non vanno più a votare...
"Sì, lo dice una persona che fa il sindaco da 12 anni e pensa che il suo percorso abbia avuto un inizio e avrà una fine. Bisogna individuare il momento migliore ma non per chi lo fa, ma per il territorio".
Cosa pensa del suo partito a livello nazionale?
"Deve trovare sintesi con tutte le opposizione per creare un’alternativa, operazione faticosa ma la politica è fatica e compromessi. Dobbiamo riavvicinare i giovani, e la Schlein lo sta facendo bene".
E il Pd a livello locale?
"La qualità degli amministratori espressi dal centrosinistra in provincia è elevata, lo dicono i numeri con cui i nostri sindaci sono stati eletti. Il valore aggiunto è che tra di noi ci sono rapporti umani che vanno oltre la politica. E c’è una velocità diversa tra la provincia e il capoluogo".
Cosa intende?
"Un tempo era Siena che trainava la provincia, oggi è la provincia che produce effetti sulla città"
Come vede Siena?
"Abbandonata, anche nel decoro, con un forte disagio sociale. Una città che non sta valorizzando valore sociale e culturale. Una economia non può essere monoeconomia. Siena ha una lunga tradizione sulle scien"e della vita ma il Biotecnopolo, al di là degli annunci, non va né avanti né indietro. La ricerca è sempre stata fondamentale dai tmpi di Achille Sclavo ma non si hanno ricadute. Siena deve ritirare fuori orgoglio".
E’ sindaco dal 2012. Da grande cosa farà?
"Mah, ormai penso... (Ride)".
Una pausa, Franceschelli volta lo sguardo e risponde...
"Il mestiere più bello è fare il sindaco. Io sono nato a Pistoia ma ho sempre vissuto qui. Mio padre mi diceva: ogni cosa che fai ha due momenti importanti, il momento per capire quando farla e quello per capire quando smettere. E quando smetti non devi diventare patetico nel pensare di poter giocare partite che ormai sono superate".
Parole nette, forse dirette a chi - nel suo partito - ha perso battaglie ed ora assapora la vendetta.
Insomma, un uomo non è buono per tutte le stagioni?
"E neanche per tutti i ruoli".
Sindaco, però sono due volte che torna su questo argomento. La lingua batte sul dente che duole?
"Un territorio in cui ci sono forti interessi economici non è una barca, è un transatlantico. L’esperienza e i ruoli che ho ricoperto danno sicurezza al sistema. Per questo c’è chi mi dice: devi andare avanti, avanti... Ma io penso anche che, per il bene di una comunità, si devono rigenerare le idee e questo non è possibile con le stesse persone ma con cambi generazionali e con nuove esperienze".
Quindi per il futuro della sua comunità lei cosa immagina?
"Montalcino ha bisogno di persone che hanno girato il mondo, con esperienze internazionali. Persone radicate sul territorio. Il futuro sindaco non deve seguire un’ambizione personale ma deve rappresentare un’esperienza. Poi se è giovani, donna, uomo questo non importa. Certo, se dovessi pensare con il cuore starei qui tutta la vita".
Sembra volersi convincere della bontà delle sue parole e si lascia una porta aperta
"Per quanto riguarda l’esperienza nazionale credo che nell’agricoltura potrei dire sempre la mia".
Ci salutiamo dopo un piatto di pinci e uno di pappardelle all’Osteria di Porta al Cassero. Stretta di mano al giovane proprietario Tommaso Cecchini e... A buon inteditor poche parole.
Scusi sindaco, ora dove va?
"Al circolo Arci per una partita a biliardo. Come sempre".