In quattro non arrivano a 70 anni ma, con senso civico e voglia di partecipare alla vita pubblica, mostrano una solida maturità. Si chiamano Caterina Buracchi, Alessandro Contemori, Teresa Gambacciani e Dafne Rosati, sono studenti dei Licei Poliziani e componenti del clan Ophiuchi del gruppo Scout Montepulciano 1°, e hanno presentato i risultati di un’indagine, condotta insieme ai coetanei Leonardo Barbessi e Brando Belvisi, sui luoghi di incontro per i giovani nella Valdichiana Senese.
Il primo risultato che emerge è chiaro: il 65% degli intervistati ritiene che nel proprio paese non ci siamo sufficienti luoghi di ritrovo per i giovani e il 58,2% dice di sentirne il bisogno. Il sondaggio è stato effettuato nell’ambito dell’annuale ’capitolo’, lo strumento che il clan scout utilizza per affrontare tematiche relative alla comunità di appartenenza; è stato rivolto – dopo l’autorizzazione della dirigenza scolastica – a studenti tra 13 e 20 anni che frequentano i Licei Poliziani e l’Istituto Valdichiana, sede di Montepulciano, e ha raccolto ben 177 risposte alle 20 domande sui cui è stato articolato.
I giovani (in maggioranza ragazze, il 61%) che, in forma anonima, hanno compilato il questionario online si attestano maggiormente nella fascia di età 15-16 anni (44,6%) e risiedono in tutti e dieci i Comuni dell’area; senza pretese di scientificità, l’ampiezza del campione e la serietà nella gestione, rendono i risultati se non attendibili, almeno significativi. Un problema più volte sollevato, quello delle opportunità che i centri del sud senese offrono ai giovani per ritrovarsi, trova conferma nelle opinioni dei diretti interessati. E questo benché due terzi dei ragazzi – fanno osservare gli autori della ricerca – svolgano un’attività oltre lo studio (sport in netta prevalenza, ma anche musica e danza) che, per il 26%, li occupa 8 ore alla settimana e comporta dunque la frequenza di un impianto o comunque di uno spazio destinato ad accoglierli.
La mancanza si avverte proprio nel tempo libero e porta alla luce l’altra faccia della medaglia: in mancanza di luoghi di aggregazione, c’è chi rimane a casa, da solo. Quanto, infine, a chi debba occuparsi della gestione di questi spazi, è schiacciante la maggioranza (77,4%) che ritiene che debba essere pubblica, con motivazioni anche significative, come la garanzia di accessibilità a chiunque ma anche come segno di responsabilità della socialità, intesa come interesse pubblico. È un messaggio, in piena campagna elettorale, che tutte le formazioni politiche devono tenere in considerazione. Diego Mancuso