"Fare la pulizia e capire cosa c’è sotto in modo da constatare lo stato di fratturazione". Questa la scaletta delle priorità per il geologo Andrea Capotorti che, chiamato dal Comune, è corso domenica mattina sul luogo della frana. E ieri, invece, in attesa che le ruspe possano entrare in azione per liberare l’area crollata, ha svolto un sopralluogo sulla sommità della parete di tufo dove si trova il cimitero del Laterino. "Posso rassicurare che nella parte superiore non ci sono problemi. Il distacco – conferma il professionista – ha interessato soltanto la parete". Sottolinea poi, visto che conosce bene l’area avendo eseguito qui vari interventi, a partire dalla Strada delle Grotte, "come il problema sia che nel lontano passato sono state compiute in tutta la zona scelte che con la pianificazione attuale non sarebbero state fatte. In certi punti o non ci si costruisce oppure solo a certe condizioni perché potrebbe essere pericoloso". "Premetto che ogni scelte dovrà essere condivisa con il Comune ma – aggiunge Capotorti – l’orientamento è quello di fare un taglio delle vegetazione perché le radici sono una concausa di quanto accaduto. Penetrano nelle fessure del terreno e determinano un allargamento delle fratture, ingrandendole fino a creare un cuneo che spinge provocando il distacco della porzione di tufo. Le piante vanno eliminate, a mio avviso, per evitare l’accrescimento ulteriore e al contempo il peso da queste rappresentato", spiega il geologo. Che ribadisce l’importanza delle reti, ormai collaudate nel trattenere i cedimenti. "Non sono semplici reti, in realtà, si tratta di un sistema di protezione corticale corredato da tiranti e funi in acciaio e pannelli di rete", chiarisce.
Nella zona in cui è avvenuto il crollo il primo intervento è stato realizzato 18-20 anni fa. Un lavoro efficace visto che la ferita è stata nella parte destra libera da dispositivi di protezione. "Qui una volta effettuato il taglio della vegetazione – conclude Capotorti – occorre analizzare, come detto, lo stato di fratturazione, a cui seguirà la progettazione e la realizzazione di opere esecutive con sistemi di protezione". Prima, insomma, va studiata la ‘malattia’ e poi si mette a punto la cura. Cosa curiosa: il cedimento c’è stato prima che piovesse, verso le 9. Sabato era caldo e nei giorni precedenti non si erano verificate precipitazioni tali da giustificare il crollo.
La.Valde.