Laura Valdesi
Cronaca

Lettera aperta del sindaco: “Cittadini, sosteniamo i piccoli negozi rimasti. Andate a farci acquisti”

L’iniziativa di Francini, primo cittadino di Trequanda, riceve consensi. “Quando manca qualcosa non si prenda solo al supermercato”

Il sindaco di Trequanda Andrea Francini

Il sindaco di Trequanda Andrea Francini

Trequanda (Siena), 8 febbraio 2025 – “Cari concittadini, vorrei condividere con voi una riflessione che poi diviene concreta realtà. Ovvero l’importanza di sostenere i pochi negozi-esercizi commerciali di vicinato rimasti nel nostro Comune”. Inizia così l’intervento del sindaco di Trequanda Andrea Francini che pone con garbo ma fermezza un tema generale. Che riguarda il paese che amministra e le sue frazioni ma anche tanti altri piccoli borghi che rendono la provincia di Siena speciale. Bellissimi, da cartolina. Con servizi però sempre più rarefatti, gli anziani sono in difficoltà e c’è il rischio spopolamento.

Sindaco Francini, va bene la globalizzazione, dice nella lettera aperta ai cittadini, ma “non dimentichiamo l’importanza che nella nostra storia e cultura hanno avuto negozi e botteghe di paese”. Come nasce il suo appello?

“Siamo una minuscola comunità, poco meno di 1200 persone. C’è un approccio familiare e amichevole. Entro nei negozi, parlo. Lo faccio con i cittadini. Quello di conservare i piccoli negozi era un tema prioritario, avvertito dai residenti. La maggior parte sono anziani, l’Italia stessa sta invecchiando. Se chiudessero le uniche attività sarebbe un disagio forte. Non ho la bacchetta magica ma già sensibilizzare le persone è importante. Un residente aveva addirittura fatto un calcolo che, se ciascuno spendesse anche una piccola cifra nella bottega locale questa potrebbe tranquillamente reggersi in piedi”.

Il problema è maggiore nelle frazioni, immagino.

“A Petroio da anni non c’è più niente. Siamo riusciti nel periodo del covid, con qualche finanziamento e la collaborazione di Serenella Pallecchi a riaprire il circolo Arci con dei volontari. C’è un piccolo bar, non un emporio, ma se vuoi fare una partita a carte e prendere un caffè oppure un gelato è possibile. Come dico nella lettera non sono solo luogo per la spesa quotidiana o per comprare un prodotto dimenticato, ma anche luoghi d’incontro, discussione e condivisione. A Castelmuzio abbiamo ancora la cooperativa di consumo con prodotti alimentari e anche per la casa. Trequanda ’regge’ meglio con una macelleria che ha prodotti di filiera corta e vende anche on line, l’alimentari nel centro storico dove trovi di tutto, dalla diavolina al pane. Oltre ad avere Poste e farmacia, siamo stati fortunati perché quando il medico è andato in pensione è venuto subito il sostituto”.

Difendere i negozi diventa vitale per il presente ma anche per non perdere ricordi.

“Esatto. L’unico modo è dunque andarci a fare acquisti , anche parziali perché capisco le difficoltà che esistono, e frequentarli. Sostenerli farà bene a loro e anche a noi”.

Cosa si attende dall’appello?

“Intanto se ne parla ed è scattato un pensiero positivo al riguardo. Mi auguro che tale riflessione porti anche ad un’azione concreta. Nessuno chiede ’rivoluzioni’ ma che, quando manca qualcosa, magari invece di prendere tutto al supermercato una piccola parte della spesa avvenga nei negozi di paese. Bastano poche decine di euro al mese, possono essere decisive”.

I cittadini possono fare la loro parte ma servono anche investimenti.

“Ad un micro-cambio di mentalità e di cultura si aggiunge il progetto della Toscana diffusa che punta l’attenzione sulle zone della regione più periferiche e ai margini. Non esistono solo le persone delle aree metropolitane ma anche altre che hanno pari dignità”.