PAOLO BARTALINI
Cronaca

I nazisti uccisero il padre: ora arriva il risarcimento

Monteroni d’Arbia: il Tribunale di Firenze assegna 300mila euro al figlio orfano. Il signor Bari, oggi 81enne, accede così al fondo ministeriale istituito nel 2022

Monteroni d’Arbia, 6 giugno 2024 – In una strage perpetrata nel 1944 da truppe tedesche nel territorio di Monteroni d’Arbia, un bambino di un anno e mezzo perse il nonno, il padre e due zii.

Tutti tra loro conviventi all’interno del medesimo nucleo familiare. Quel piccolo, oggi ottantunenne, residente nel comune di Monteriggioni, è riuscito a ottenere un risarcimento di 300mila euro. Tutto per effetto della sentenza del Tribunale di Firenze, presieduto da Susanna Zanda, che ha quantificato i termini dell’indennizzo nei confronti della persona, assistita dall’avvocato Francesco Ierardi del Foro di Siena, che aveva intentato la causa vinta in questi giorni in primo grado contro il ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il Mef è infatti titolare del fondo istituito nel 2022 dal Governo Draghi per risarcire le vittime dei crimini nazisti durante la seconda guerra mondiale. Diverse, da allora, le famiglie che hanno avviato le cause: per accedere al fondo ministeriale, occorre infatti una sentenza che certifichi il diritto al risarcimento e il relativo importo. "Ho affrontato con orgoglio e con partecipazione, anche personale, la vicenda – afferma l’avvocato Ierardi – insieme con altre che insanguinarono all’epoca le nostre terre. Un’esperienza importante".

Racconti di barbarie naziste che hanno trovato spazio pure nel libro ’Guerra in Val d’Arbia’, di Claudio Biscarini e Gino Civitelli, in collaborazione con Valerio Pascucci, a cura del Comune di Monteroni d’Arbia e del Circolo culturale Amici di Monteroni. Nell’eccidio del 27 giugno 1944 morirono Vittorio, Gino, Mario e Novilio Bari. I tedeschi avevano occupato casa Bari nel Podere Casenuove a Ville di Corsano inizialmente sottraendo capi di bestiame. Irruppero poi altri militari nazisti che cercavano armi lasciate a Casanuova di Ville di Corsano dai partigiani. Trovarono solo un vecchio manico di legno e questo fu sufficiente ai soldati tedeschi per accusare Vittorio Bari di essere un partigiano: lo colpirono alla testa con violenza, fino a farlo sanguinare. Gino, dalla stalla, sentì le urla e accorse, ma fu ucciso a colpi di pistola, così come Vittorio. Stessa tragica sorte Mario e Novilio, nascosti in un rifugio, usciti perché allarmati dalle grida dei congiunti, e caduti sotto le raffiche di mitra.

Il figlio di Vittorio, che non aveva ancora compiuto due anni, crebbe senza figure maschili di riferimento, affidandosi alla madre e alla nonna. Da parte sua, una causa intentata non tanto da erede quanto da vittima lui stesso perché privato della figura paterna. "Ho ritenuto di non chiedere la condanna della Germania – conclude l’avvocato Ierardi – perché tutto ciò avrebbe dato il via a una serie di problematiche di carattere internazionale".

Paolo Bartalini