Strangolò anziana: ergastolo. La Corte di assise condanna a 24 anni la giovane ucraina

Viktoriia Mitioglio è scoppiata a piangere alla lettura del dispositivo, abbracciando il legale. Carcere a vita per suo zio Volodymyr Udzienov, autore del delitto. Premeditazione esclusa.

Strangolò anziana: ergastolo. La Corte di assise condanna a 24 anni la giovane ucraina

Strangolò anziana: ergastolo. La Corte di assise condanna a 24 anni la giovane ucraina

di Laura Valdesi

Lo zio, Volodymyr Udzienov, 40 anni, è rimasto impassibile alla lettura della sentenza con cui è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Anna Maria Burrini, pensionata di 81 anni, strangolata con un laccio da scarpe nella sua abitazione di Largo Sassetta a Siena, il 26 settembre 2022. Voleva rapinarla, prendendo ori e denaro custoditi nell’appartamento poiché non si fidava delle banche. Il colpo però era finito male e la donna era stata uccisa. Viktoriia Mitioglio, 26 anni, nipote dell’ucraino, cresciuta nella nostra città, è scoppiata in lacrime abbracciando il suo avvocato quando ha capito che la corte di assise presieduta da Fabio Frangini aveva deciso per lei una pena di 24 anni. Niente ergastolo.

Silenzio assoluto alle 17.49 nel momento in cui è iniziata la lettura della sentenza per cui sono stati necessari tre minuti. Esclusa l’aggravante della premeditazione per zio e nipote, sostenuta invece con forza dal pm Sara Faina che aveva chiesto l’ergastolo per entrambi. I giudici hanno deciso, come detto, il carcere a vita per l’operaio 40enne con 15 giorni di isolamento diurno, unitamente all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per tutti e due gli imputati anche una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 40 mila euro ciascuno per nipote e pronipote, di 80mila euro per la sorella della vittima. Fra 90 giorni le motivazioni di una sentenza contro cui i difensori degli imputati già annunciano appello. Sembra di capire che la giovane è stata condannata per concorso nella rapina con omicidio aggravata, nella forma però del concorso ’anomalo’ per il quale è previsto un trattamento sanzionatorio di favore ed esclude l’aggravante del nesso teleologico.

Un delitto che aveva sconvolto Siena, quello della pensionata, molto conosciuta in città per l’attività gestita in centro. Quando i vigili del fuoco avevano aperto la porta della sua camera, il 27 settembre 2022, era sul letto. Già morta. Il segno sul collo lasciava pensare a uno strangolamento. Grazie all’attività d’indagine a tamburo battente di procura e squadra mobile nel giro di breve era stata data una risposta alla città che invocava sicurezza con l’arresto di zio e nipote. Successivamente è stata recuperata anche la collana del valore di oltre 20mila euro insieme ad altri gioielli. Ci sarebbero stati Udzienov e Mitioglio nell’appartamento di Largo Sassetta, all’ora di pranzo, quando la pensionata venne uccisa. Il dibattimento, con ripetuti colpi di scena riservati soprattutto dai testimoni e gli imputati che si sono accusati a vicenda, si è concluso ieri mattina alle 10.30 dopo le repliche dei difensori. In aula accanto al pm Sara Faina, anche al momento della lettura del verdetto, il procuratore Andrea Boni.

"La differenziazione delle posizioni fra zio e nipote era nella logica delle cose – rivendica a caldo l’avvocato Francesco Paolo Ravenni –; la mia assistita sapeva di prendere una pena ma non la massima. Si è messa a piangere perché spaventata all’idea dell’ergastolo. Vuole pagare, come ha già detto in aula il 26 febbraio scorso, per ciò che ha fatto. Ossia la rapina con il sonnifero. Per il resto si è trovata in qualcosa di più grande di lei, che ha trasceso ogni immaginazione". Ravenni, aggiunto "che la pena è ancora troppo pesante" e lette le motivazioni presenterà appello, sottolinea che bisogna inoltre capire com’è stata valutata la vicenda della collana. Che ha girato intorno alla famiglia della giovane "ma non c’era – afferma - la prova regina che l’avesse la mia assistita in mano".

"I dispositivi non si commentano – esordisce l’avvocato Alessandro Bonasera che assiste Udzienov –, aspettiamo le motivazioni per capire il percorso logico che ha portato alla sentenza. Non c’è stata premeditazione, l’abbiamo sempre sostenuto. Occorrerà capire com’è stato giustificato tutto il resto. Come ha reagito il mio assistito? Credo che tanti aspetti della sentenza non sia riuscito a coglierli, mi sono riservato di andare a trovarlo in carcere".