PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Lo stress della sindrome da rientro. "La fine delle vacanze genera ansia"

La diagnosi del professor Fagiolini: "Disagio e senso di inadeguatezza, in ferie i ritmi sono più rilassati"

Il professor Andrea Fagiolini, direttore dipartimento salute mentale e Psichiatria delle Scotte

Il professor Andrea Fagiolini, direttore dipartimento salute mentale e Psichiatria delle Scotte

Siena, 31 agosto 2023 – Dai ritmi lenti e spensierati delle ferie alla frenesia e alle scadenze del lavoro: un passaggio, incombente per tanti, che può provocare stress. "La ‘sindrome da rientro’ è una condizione caratterizzata da disagio, ansia e stress che alcune persone provano quando tornano al lavoro dopo una vacanza": la spiegazione è del professor Andrea Fagiolini, docente universitario e direttore Dipartimento di Salute mentale e della Psichiatria delle Scotte.

"Il fenomeno è molto frequente e può verificarsi per diverse ragioni, che comprendono il cambiamento della routine (in vacanza le persone si abituano a una routine più rilassata, con tempo libero e opportunità di riposo e svago), il sovraccarico dovuto al lavoro accumulato durante l’assenza, la sensazione di inadeguatezza dovuta alla perdita dell’abitudine a lavorare, lo stress legato alla gestione dell’equilibrio tra vita professionale e privata e la tristezza per le vacanze che sono passate".

C’è anche stress da rientro a scuola per i ragazzi?

"Anche gli studenti possono esperire una condizione di ansia e stress al rientro, per motivi simili a quelli degli adulti, ovvero la necessità di ristabilire una routine e riprendere una vita un po’ più dura (svegliarsi presto, studiare, interagire con gli insegnanti, seguire le lezioni, etc), che richiede di ritrovare il ritmo e la concentrazione per seguire le lezioni e fare i compiti. Per loro tuttavia, questa sensazione può esser bilanciata dal piacere di ritrovare i propri coetanei e imparare".

Quali i disturbi più frequenti?

"Ansia, sensazione di stress, difficoltà di concentrazione, insonnia, irritabilità e, in alcuni casi, sindromi depressive".

Come tornare nel ritmo ordinario?

"Il riadattamento al ritmo pre-vacanze richiede tempo e pazienza ma ci sono strategie che possono facilitare la transizione. Ad esempio è opportuno darsi un po’ di tempo: idealmente, il ritorno dovrebbe avvenire in modo graduale, a piccoli passi, magari iniziando dalle attività più importanti e urgenti, cercando di tornare a una routine più sana soprattutto per quanto riguarda sonno, alimentazione e esercizio fisico e di concedersi qualche pausa, senza pensare di dover recuperare tutto nei primi giorni. E’ anche utile progettare attività piacevoli da fare nel futuro, come una nuova- anche se più piccola- vacanza".

Lo smart working è croce o delizia per il lavoratore?

"Tra gli aspetti positivi una maggiore flessibilità e possibilità di bilanciare la vita professionale e quella privata, la riduzione dei tempi di viaggio e la possibilità di lavorare in ambiente familiare. Quelli negativi includono il rischio di isolamento sociale, la mancanza di separazione tra spazi di lavoro e personali, aumento delle preoccupazioni legate ai problemi familiari, maggiore difficoltà di comunicazione con colleghi e datori di lavoro".

Il Covid ci ha lasciato qualche ferita insanabile?

"La pandemia ha lasciato molte ferite profonde. Basti pensare alle persone che sono morte (con impatto devastante sulle famiglie e amici), all’impatto sulla salute mentale (netto aumento dei livelli di ansia e depressione), alla perdita di posti di lavoro e difficoltà economiche, all’interruzione o limitazione della scuola e delle attività sportive. Tuttavia i mali della società non derivino solo dal covid, ci sono molti altri fattori che contribuiscono alle derive quotidiane, con episodi di arroganza, violenza, intolleranza, assenza di empatia, risentimento, egoismo, narcisismo. Ad esempio leggevo la notizia della capretta presa a calci, fino alla morte, da ragazzi, che filmano e postano tutto. Che senso ha tutto questo? Episodi di violenza gratuita sono in aumento, l’impressione è che una vita incentrata sui social esalti qualunque cosa attiri attenzione, comprese quelle più aberranti. I problemi non sono solo dovuti ai social, ma trovano radici anche nella mancanza di educazione, del poco tempo che i genitori possono passare con i figli, dei mezzi limitati della scuola".

Paola Tomassoni