Taglio alle pensioni. Senese si oppone, giudice manda il caso davanti alla Consulta

Ex dirigente scolastico penalizzato dalle forbiciate del Governo con il raffreddamento della perequazione per gli importi più elevati. L’avvocato: "La sentenza della Corte costituzionale varrà erga omnes".

Taglio alle pensioni. Senese si oppone, giudice manda il caso davanti alla Consulta

Ex dirigente scolastico penalizzato dalle forbiciate del Governo con il raffreddamento della perequazione per gli importi più elevati. L’avvocato: "La sentenza della Corte costituzionale varrà erga omnes".

di Laura Valdesi

SIENA

E’ il senese Marco Panti, nato 71 anni fa in una casa alla Coroncina, padre ferroviere e l’intera vita a scuola però a Firenze dove è stato dirigente, il simbolo della battaglia contro il taglio alle rivalutazioni delle pensioni. Suo infatti il ricorso dell’ottobre scorso alla Corte dei Conti (sezione giurisdizionale della Toscana) contro l’Inps che ha portato alla sospensione del giudizio e all’immediata trasmissione degli atti della Corte Costituzionale con notifica dell’ordinanza alle parti, alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato. Le motivazioni? Fresche di deposito, il 6 settembre scorso. "La Corte fisserà adesso un’udienza e deciderà se la norma è o meno costituzionalmente legittima. Gli effetti della sentenza valgono erga omnes, di qui la rilevanza del pronunciamento non solo per quanto attiene ai principi di diritto ma perché può incidere anche sulle finanze dello Stato. Si sta parlando di una causa con ricadute da milioni e milioni di euro", osserva l’avvocato Giorgio Seminara di Siracusa che con la collega Elisabetta Castilletti ha seguito la vicenda. "Il ricorso nasce dal fatto che l’ex dirigente scolastico si è sentito penalizzato dai tagli operati dal Governo con il raffreddamento della perequazione per gli importi più elevati chiedendo di ottenere la rivalutazione per gli anni dal 2022 al 2024 e di tutelare in futuro la sua pensione. Mi ha contattato e chiesto se ero disponibile a seguire la vicenda. Non era semplice convincere un giudice a sollevare la questione di legittimità ma ce l’abbiamo fatta. Una ventina i ricorrenti, un po’ in tutta Italia. Quello di Panti è stato il primo rinviato alla Consulta", spiega ancora il legale. In sostanza, emerge tra l’altro dalle motivazioni, "con questi tagli vengono lesi i diritti costituzionalmente garantiti dei pensionati che per anni hanno versato i contributi. E raggiunto così pensioni di tutto rispetto, adeguate all’attività svolta. Questi parametri vengono disattesi. Una cosa è il merito delle persone che hanno raggiunto certi livelli, un’altra l’assistenzialismo". La pensione non può essere considerata "un mero privilegio sacrificabile anche in un’asserita ottica dell’equità intergenerazionale", recita l’ordinanza". Né si può assimilarla in sostanza "alle prestazioni di carattere assistenziale, parametrati, invece, esclusivamente o prevalentemente allo stato di bisogno", si legge ancora. "I pensionati sono diventati il bancomat dello Stato", commenta amaro Panti. ’No’ dunque a punire chi ha lavorato per una vita.