FABRIZIO CALABRESE
Cronaca

Teatro povero da record. I numeri di un successo

Concluse le repliche delll’edizione 58, ’Il velo della sposa’: oltre quattromila spettatori, 56 attori, un intero paese coinvolto. "Un racconto sempre nuovo".

Un’immagine di scena del Teatro povero 2024 (foto di Emiliano Migliorucci)

Un’immagine di scena del Teatro povero 2024 (foto di Emiliano Migliorucci)

Quasi sei decenni di spettacoli in piazza, di progetti culturali e sociali. E la magia si è compiuta di nuovo, anche per l’edizione 2024, la numero 58, che da sabato 27 luglio a mercoledì 14 agosto ‘in piazza e in scena’ ha coniugato la matura ma sempre innovativa esperienza del Teatro Povero, l’autodramma della gente di Monticchiello. Quella gente che sta sul palcoscenico e dietro le quinte e che ogni sera aspetta un pubblico eterogeneo in cui si snoda una sorta di collaudato rituale.

A partire dal parcheggio, alla sosta alla Taverna di Bronzone per la cena, fino alla coda per il biglietto e per prendere posto nella naturale platea di piazza della Commenda. Una coda vissuta immersi in un sommesso e dolce chiacchierio. Il titolo di quest’anno è ’Il velo della sposa’. Come sempre è una drammaturgia partecipata da un intero paese che si interroga su questioni cruciali per la comunità. Il testo è stato diretto dai registi Giampiero Giglioni e Manfredi Rutelli che hanno raccolto il testimone di Andrea Cresti tre anni fa dopo la scomparsa del cofondatore, ispiratore, autore e regista del Teatro Povero.

Il passato continua ad avere il suo peso ma oggi il racconto teatrale si allarga a una società che ha un rapporto diverso con la terra. "Il Teatro Povero – spiegano Giglioni e Rutelli – deve creare un’operazione inedita ogni anno, non ripete se stesso, non prende testi di repertorio e quindi in qualche modo è progressivo e quindi cambia nel corso del tempo necessariamente, se si srotolassero i testi di questi 58 anni si vede che c’è sempre una dialettica tra il cambiamento e la tradizione e questa dialettica deve rimanere viva nel Teatro Povero e noi ci sentiamo in questo flusso".

I numeri di questa edizione sono sempre da capogiro: oltre quattromila sono gli spettatori, sul palco tra adulti, adolescenti e bambini si sono alternati cinquantasei attori, altre quindici persone hanno fatto parte dello staff tecnico, altri venti residenti addetti a servizi vari, per quasi un totale di cento persone in azione.

Oltre le cifre parla da sé anche il risultato drammaturgico, sospeso sempre in una dinamica tra passato, presente e futuro. "Lo spettacolo continua a crescere – dicono – e durante le repliche tutto si affina e trova il suo canale migliore e non abbiamo cambiato nessuna parte in coerenza con il testo iniziale e riguardo alle aspettative abbiamo avuto solo conferme in un confronto continuo con gli attori".

Una particolarità: ogni sera la parte centrale del palco viene smontata perché durante il giorno la piazza deve essere carrabile. "Il Teatro Povero – sottolineano Giglioni e Rutelli – crea comunità e tutta l’operazione è una grande forza di costruzione di una comunità con anche la gestione di alcuni servizi, tra cui quello della farmacia, l’edicola, il bar, il museo, il centro internet e non ultima la sede ’Il Granaio’ che è aperta tutto l’anno ed è un vero sostegno per tutti e per tutte le età".