Siena, 10 febbraio 2023 - Più di 70 scosse di terremoto comprese fra magnitudo 1.2 e 3.5. Sono state tante le punture dello sciame sismico che dalle 21.51 di mercoledì, ora della scossa a un solo chilometro di distanza da piazza del Campo, si è accanito sulla pelle di Siena. Scorticando i nervi dei suoi abitanti, impegnati da più di 48 ore in una guerra contro la paura: valigia ai piedi del letto, la porta e un occhio socchiusi, pronti a uscire di casa. La prima scossa di magnitudo 3.5 ha squarciato la normalità mercoledì, spingendo la gente in Piazza del Campo al freddo degli schiaffi di tramontana che soffiava sotto zero. Molti in pantofole, vestaglia, con lo zaino. Qualcuno in lacrime per lo choc. A decine hanno trascorso la prima notte di sciame in auto nel parcheggio del palazzetto della Mens Sana. In tutto sono stati più di 100 gli interventi dei vigili del fuoco dalle 22 di mercoledì e almeno 50 quelli ancora da evadere ieri sera. Nessuno è rimasto ferito e non si sono registrati crolli. Le famiglie evacuate sono state tre, per un totale di 14 persone: problema alle rampe di scale del palazzo. Nessuna scuola ha riportato danni, se non il distacco di intonaco in due istituti. Dopo lo stop di ieri, anche oggi tutte le scuole resteranno chiuse. Idem per l’Università per Stranieri e quella di Siena, in entrambi lo stop varrà fino a lunedì. Chiusi anche tutti i musei, dalla Torre del Mangia al Santa Maria della Scala fino a lunedì. Era dal 1956 che Siena non tremava così. L’ultimo sisma, di magnitudo 4, risale a quell’anno e avvenne sotto una grande nevicata. Ma fu una scossa secca. Non lo sciame che avvolge Siena in queste ore e continua a farla tremare. (Claudio Capanni)
Era Antiochia, fondata da uno dei generali di Alessandro Magno. Ora è solo polvere, come la moschea turca di Malatya (andata quasi distrutta) oppure la cattedrale dell’Annunciazione a Iskenderun. E’ la storia millenaria che finisce sotto le macerie: i quadri più preziosi per l’umanità attaccati "da sempre" ad un chiodo che cadono di botto. Poi più nulla, il silenzio. Dalle città della Turchia e della Siria, la terra torna a tremare anche dall’altra sponda d’Europa, più precisamente tra le colline toscane. A Siena, nella notte tra mercoledì e giovedì, la Torre del Mangia ha tremato, ma fortunatamente è rimasta ancorata a terra. A far paura è un nemico imprevedibile, che arriva e distrugge non solo le vite delle persone, ma anche quel che abbiamo ereditato dal passato.
Professor Carlo Meletti, già direttore della sezione pisana dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il patrimonio culturale e artistico delle nostre città d’arte è in pericolo?
"I beni culturali che non sono stati messi in sicurezza (proprio come gli edifici più antichi), se esposti a un evento calamitoso di grandi dimensioni sono a rischio".
Per esempio la Torre di Pisa? "Fortunatamente esiste un sistema di stazioni sismiche che monitora il suolo. E poi abbiamo esempi dal passato grazie alle cronache del tempo: 1920, terremoto in Garfagnana (magnitudo 6.5). Provocò danni ingenti a qualche edificio storico, ma la Torre rimase in piedi. Stessa cosa nel 1846 (terremoto di Orciano Pisano, magnitudo 6), quando crollò il tetto della Chiesa di San Michele in Borgo, con la perpetua che fu estratta dalle macerie dal parroco".
Il suolo argilloso (tipico delle città sull’acqua) che impatto può avere durante il sisma?
"Sfatiamo un mito: il terreno sabbioso e argilloso non giova ai nostri monumenti. L’onda sismica trova un materiale meno compatto che amplifica lo scuotimento invece che rallentarlo. Per questo motivo tutte le città costruite lungo un corso d’acqua sono maggiormente in pericolo".
Quali potrebbero essere i sistemi di messa in sicurezza dei monumenti?
"Lo scorso anno, dopo le scosse nel Chianti fiorentino (che si sono percepite molto bene anche a Firenze), si era acceso un dibattito sull’importanza di proteggere i monumenti. Del resto le cronache del 1895 ci riportano il racconto di una città con alcuni dei suoi beni culturali devastati dopo una scossa di magnitudo 8. Così nel 2022 per il David di Michelangelo, per esempio, si è parlato di un eventuale intervento di messa in sicurezza tramite la costruzione di un basamento con sistema di smorzamento delle onde sismiche. Un’operazione costosa, ma necessaria, che in America è cosa già ben nota".