’The Shoah party’. Motivazioni che fanno scuola

Un gruppo di 19 adolescenti, tra cui tre senesi, coinvolti in una chat contenente immagini e video shock legati all'odio e alla violenza, hanno ricevuto il perdono giudiziale per il loro coinvolgimento. Nonostante il contenuto moralmente inaccettabile, il tribunale ha riconosciuto la loro immaturità e il cambiamento avvenuto nel tempo, permettendo loro di chiudere definitivamente questa vicenda.

’The Shoah party’. Motivazioni che fanno scuola

’The Shoah party’. Motivazioni che fanno scuola

La chat degli orrori, ’The Shoah party’, esisteva. Amministratore un sedicenne torinese, assistito dall’avvocato Stefano Tizzani. Choc il contenuto di immagini e video che conteneva. Le contestazioni a 19 minorenni che le avevano sul cellulare erano dunque pienamente fondate. Ma il reato è stato dichiarato estinto per la concessione del perdono giudiziale. I giovani, fra i quali anche tre senesi, hanno compreso il disvalore dei fatti. Perciò le motivazioni della decisione del tribunale per i minorenni di Firenze del 27 maggio, che sono state depositate, rappresentano un ’faro’ per molti genitori. Tutti gli adolescenti hanno ammesso di aver fatto una cosa "moralmente inaccettabile" sottovalutando "la gravità dei contenuti presenti nelle chat, ritenuti ingenuamente una forma di umorismo ’nero’". Ma all’epoca in cui scattò l’indagine dell’Arma che ebbe risonanza nazionale i ragazzi avevano fra i 14 e i 15 anni. Ancora immaturi. Non avevano aderito agli ideali proposti da quelle immagini – violenze sessuali, odio contro gli ebrei, inneggiavano a Hitler e Bin Laden – quanto piuttosto volevano provare il brivido di "partecipare a qualcosa di proibito – sostengono i giudici – con la sciocca convinzione che nessuno se ne sarebbe mai accorto". Un errore grave di cui hanno pagato il prezzo, quello di stare cinque anni con la spada di Damocle sulla testa di un processo per fatti condannati pubblicamente. Però tutti, grazie anche alle famiglie, va sottolineato, sono cresciuti: chi va all’università, chi lavora all’estero, chi ha fatto volontariato. Sono cambiati. Maturati. Per cui c’erano tutte le condizioni di chiudere con il "perdono" questa vicenda dando ai 19 adolescenti "la possibilità di lasciarsi alle spalle le conseguenze di un errore grave ma ormai lontano nel tempo".