LAURA VALDESI
Cronaca

Ticket ed esami medici: guerra ai furbetti

Sanzioni anche per visite fatte sette anni fa

Esiste un filo diretto tra i cittadini e l’azienda sanitaria

Esiste un filo diretto tra i cittadini e l’azienda sanitaria

Siena, 20 febbraio 2016 - Centossessanta euro da pagare per prestazioni odontoiatriche di cui aveva fruito sette anni prima. «Siamo rimasti gelati, qualche settimana fa, quando abbiamo letto l’avviso – racconta una coppia senese –; non eravamo certi di aver conservato la ricevuta. Invece era nella cartellina. Abbiamo inviato un fax e scampato il pericolo. Ma le aziende sanitarie pensano di risanare i bilanci così?».

Chissà quanti invece non sono stati fortunati. Alzi la mano infatti chi, nel tourbillon quotidiano della burocrazia e delle cose da fare, non hai mai perso uno scontrino o una fattura. «Arrivano lamentele a nastro», confessa Aleandro Marchetti. Volenteroso pensionato dello Spi-Cgil che si occupa di Buonconvento e dell’area Val d’Arbia, ha preso talmente a cuore la questione degli avvisi di pagamento inviati dalle aziende sanitarie da diventare una sorta di vademecum per i malcapitati.

«Dentro l’ospedale ci sono molte persone disponibili con cui interagiamo per chiarire le contestazioni relative a mancati versamenti del ticket oppure all’errata indicazione del reddito fiscale. Nessuno intende dare addosso a chi lavora agli sportelli, ma il disagio per gli utenti è forte».

Quali sono i problemi principali emersi?

«Le persone corrono da noi perché preoccupate dal tono, ad essere generosi, perentorio degli avvisi che arrivano a casa. Lungi dal difendere i furbetti e chi non intende pagare. Però si potrebbe usare anche una forma diversa per reclamare le cifre. Molte richieste vengono rivolte ad anziani che hanno necessità di curarsi, non c’è alcuna volontà di evasione da parte loro. Il problema principale è poi quello del tempo: si fa riferimento ad accertamenti avvenuti due-tre anni prima. In molti casi anche più antichi, persino del 2008-2009. La forbice tra prestazione ed eventuale errore è dunque troppo ampia. Spesso le persone non ricordano neppure di aver effettuato l’esame».

Dunque, bisogna accorciare i tempi della contestazione.

«Esatto. Anche perché la sanzione è meno pesante».

Altra questione è quella delle fasce di reddito.

«Un esempio fa capire meglio. E’ capitato a cittadini di eseguire esami fra gennaio e febbraio. In quel momento la persona risultava nella fascia di esenzione. Gli è invece arrivata una lettera con cui si chiedeva di pagare una cifra perché avrebbe dichiarato un reddito non esatto. Viene da chiedersi però quale sia il riferimento temporale corretto. E’ stata chiesta una revisione perché il cittadino in questo magma burocratico finisce per restare invischiato anche se non vorrebbe».

L’accorgimento che dal vostro particolare osservatorio ritenete più urgente?

«Ribadisco: una maggiore tempestività nella comunicazione, qualora ci siano errori».