
Il Palazzo comunale di Siena
Siena, 24 ottobre 2015 - Visitatori-record: 146mila solo nel 2014. E’ come se tutti gli abitanti della capitale del divertimento della Riviera romagnola, Rimini, salissero sulla Torre del Mangia. Sfidando tanti scalini e spazi stretti, in alcuni tratti al punto di togliere il fiato a chi soffre di claustrofobia. Quando i fratelli Francesco e Muccio di Rinaldo, nel 1325, iniziarono a costruire il monumento simbolo della città, certo non pensavano che quasi 700 anni dopo avrebbe subito un ‘assalto’ di tali proporzioni. «Impossibile da sostenere in assenza delle necessarie condizioni di sicurezza. Molto è stato fatto in tal senso dal 2001 ad oggi, adesso poniamo uno dei tasselli più importanti. Ossia il soccorso ai visitatori che si trovino oltre l’orologio della Torre, dove c’è una strozzatura che non consente il passaggio di una barella», spiega l’assessore ai lavori pubblici e alla protezione civile Paolo Mazzini. «Una sorta di vestito tagliato su misura la procedura studiata di cui oggi diamo una dimostrazione facendo calare un operatore immobilizzato in barella, assistito da un collega, da un’altezza di circa 80 metri sul lato di via Salicotto. Si coniugano tecniche d’eccellenza per risolvere situazioni delicate», si inserisce il comandante provinciale dei vigili del fuoco Luca Nassi. Che è un esperto nell’applicare criteri di sicurezza agli edifici storici. «Manna dal cielo per un tessuto urbano come il nostro – gli fa eco Mazzini – ricco di monumento da fruire. Adesso la sinergia interessa la Torre del Mangia, ma in futuro ci sono anche bottini, Santa Maria della Scala, lo stesso Palazzo Pubblico».
Sicurezza, si diceva. Nei 102 metri, tanto misura fino al parafulmine il biglietto da visita della città, c’è un condensato di accorgimenti spaventoso. E tanti altri ne saranno adottati a breve, a partire dall’installazione di un defibrillatore, già presente in Comune. La Torre è stata dotata di un sistema di pulsanti per chiedere soccorso, collegato con la portineria. E se manca l’elettricità si utilizza un interfono. Ci sono ben 18 telecamere per la videosorveglianza che consentono di controllare il flusso. A proposito: c’è una ‘semaforo’ nel Cortile del Podestà che regola le ondate di visitatori. Anni fa si verificò un malore all’interno, rammenta l’architetto Oriana Cipriani, che creò problemi per i soccorsi stante appunto il serpentone non stop-di visitatori. Di conseguenza sono stati cadenzati i flussi. Installate porte tagliafuoco che separano la Torre dal Museo civico, pannelli di vetro antisfondamento sono stati sistemati sui parapetti delle aperture nel vuoto, ringhiere fanno da ‘tutor’ alle scale esterne. E ancora. Al Campanone, il mitico Sunto, possono accedere adesso solo gli addetti, attraverso una gabbia di acciaio protetta dalla gabbia antiribaltamento.
Laura Valdesi