REDAZIONE SIENA

Trapianto di rene, la Toscana vuole fare rete

Alla Certosa di Pontignano il confronto tra le tre aziende ospedaliere di Siena, Firenze e Pisa per condividere percorsi e professionisti

"Si può fare rete se c’è gestione della rete. In Toscana ci sono tre centri trapianto del rene e abbiamo necessità di dare prestazioni omogenee, in termini di percorsi terapeutici, prese in carico dei pazienti, distribuzione delle risorse e condivisione di esperienze e di professionisti. C’è rete quando chiunque entra nel sistema viene preso in carico e tutti hanno le stesse possibilità" E’ la tesi di Alberto Rosati, coordinatore regionale dei programmi di trapianto di rene, al convegno ‘Trapianto di rene in Toscana’, alla Certosa di Pontignano. Protagoniste le tre Aziende ospedaliero universitarie della Toscana, Siena, Pisa e Careggi.

Il confronto parte dai numeri. A Siena dal 2000 a oggi sono stati 1.111 i trapianti di rene effettuati, di cui 1.008 da donatore deceduto e 102 da donatore vivente; 39 i trapianti nel 2020 e 32 nel 2021. A Careggi oltre 1.100 i trapianti di rene effettuati dal 1991, 77 quelli relativi al biennio 2020-2021. Infine, a Pisa, sono stati 31 i trapianti di rene nel 2020 e 20 nel 2021. Confrontarsi per fare squadra e crescere, in un’ottica di rete, per arrivare a una sempre più efficiente presa in carico dei pazienti.

"La Toscana continua a lavorare in maniera sinergica, grazie al lavoro di squadra e con l’integrazione di competenze e professionisti – introduce il dg del Policlinico Antonio Barretta -. A Siena l’attività di trapianto di rene è stata avviata a maggio 2000 e a dicembre 2003 è stata ampliata con il trapianto da donatore vivente; da maggio 2010 l’utilizzo di tecniche laparoscopica mini-invasiva e robotica. E’ una tradizione che vogliamo portare avanti in maniera sempre più specializzata e performante".

"Careggi contribuisce allo sviluppo della Rete toscana trapianti sia con le attività di prelievo che negli interventi di trapianto, migliorando le procedure organizzative – ricorda il dg di Firenze Rocco Damone –. Un ruolo importante è rappresentato dalla ricerca con l’impegno nell’evoluzione tecnologica, particolarmente intensa nella chirurgia urologica del trapianto renale e con la formazione di nuove competenze". "Pisa ha una storia importante – sottolinea il dg Silvia Briani -: sul trapianto di rene l’anno prossimo saranno trascorsi 50 anni dal primo, effettuato nel 1972 dal professor Mario Selli, il cui testimone è stato raccolto da Franco Mosca e dai suoi allievi fino ad arrivare a oggi, ai traguardi anche mondiali tagliati dal professore Ugo Boggi non solo in termini di tecniche chirurgiche, con l’utilizzo del sistema robotico, ma anche di reclutamento dei donatori. Il tutto rimanendo nell’ambito della donazione da vivente, la vera sfida". Fondamentale la regia regionale nella rete fra centri trapianto e nefrologie territoriali: "Il Sistema toscano è una rete di competenze e tecnologie integrata con il Servizio sanitario regionale - dichiara Adriano Peris, direttore Organizzazione Toscana Trapianti -. Il miglioramento dei percorsi e l’evoluzione delle tecnologie sono le basi per il futuro".

I 21 anni del trapianto di rene alle Scotte coincidono con la carriera del professor Mario Carmellini, che il 1° novembre andrà in pensione. Docente di chirurgia dell’Università e dal 2003 direttore della neo costituita Chirurgia dei trapianti di rene, il professor Carmellini ha trascorso tutta la sua attività nel programma trapianto del rene: "Il primo a Siena è stato nel maggio 2000 – ricorda -. E’ stato un percorso proficuo, con un intervento a settimana in media. Per quanto riguarda il trapianto di organo da donatore deceduto siamo al massimo utilizzo delle risorse disponibili; dove si può agire invece è nell’aumento delle donazioni da vivente".

Paola Tomassoni