di Laura Valdesi
SIENA
La protesta dei trattori scatterà il 28 gennaio a Bettolle, a due passi dall’ingresso del casello Valdichiana dell’autostrada del sole. Alla manifestazione, indetta a livello nazionale da Coapi, si attende una partecipazione robusta di coltivatori che il 29 sfileranno in corteo con i loro mezzi agricoli fino a Chiusi. E ritorno. Ma sono previsti dagli organizzatori anche ’giri’ con i trattori a Torrita e, naturalmente, a Sinalunga. "Abbiamo per adesso il permesso di manifestare fino a domenica (2 febbraio, ndr) in cui la protesta sarà statica. Vediamo poi se c’è da allungare con i giorni", spiega Fabio Iacomini di Cetona. L’altro leader, insieme ad Andrea Faralli, del presidio di Bettolle. "Non vogliamo fare certo eccessi ma soltanto far capire ai cittadini che, se anche si creerà un po’ di disagio, non ci muoviamo solo per noi ma per tutti. Le famiglie pagano sempre di più per i prodotti della terra e noi prendiamo sempre di meno", aggiunge Iacomini.
Eppure il ministro dell’agricoltura Lollobrigida parla di un’Italia al top per quanto attiene al valore aggiunto agricolo. Voi ribattete che nel calcolo possono rientrare anche beni primari importati che vengono trasformati in prodotti made in Italy. Spesso insomma l’origine delle materie prime non è nazionale.
"Esatto proprio così".
Però ci sarebbero contributi importanti per la vostra categoria.
"Si parla di aiuti al reddito ma sono in realtà fasulli, nel senso che comportano un investimento da parte nostra. Se anche, per esempio, metà del mezzo agricolo fanno finta di regalartelo, se produco sotto costo come verso le rate di quello che resta per saldare il conto? E poi anche le banche non hanno più fiducia, se anche si porta il riconoscimento del contributo devo garantire io come persona privata. Se ti arriva glielo dai, se non lo prendi ci rimetti di tasca".
Cosa chiedete?
"Lo stato di crisi, una moratoria sui debiti e sulle banche che ci stanno con il fiato sul collo. Chiediamo il giusto prezzo. Se produco a 10 non va bene vendere a 8 ma prendere, non dico tanto, 12-13. Tutte le aziende sono indebitate per pagare attrezzature, concimi, il gasolio che ogni giorno aumenta".
Lei gestisce un’azienda a Cetona.
"Siamo alla quarta generazione , i miei antenati erano mezzadri. Questa terra è la nostra vita, la nostra passione. Mio babbo è stato uno dei fondatori della cantina sociale locale dove ora portiamo l’uva, diamo olio al frantoio, alleviamo chianina. Abbiamo boschi di proprietà e in affitto da cui prendiamo la legna. Non mi sarei mai sognato, a 50 anni, di protestare per poter fare il mio lavoro. Mi amareggia molto, non so se i figli potranno continuare a farlo. Pensare che io, ultimo di tre fratelli, avrei potuto scegliere di studiare. ’Se mi vuoi bene - risposi a mio padre - vengo a lavoro nei campi’".