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La lunga marcia dei trattori
Trattori in marcia verso Firenze. Già stamattina il presidio di Livorno muoverà in direzione del capoluogo; poi domani, alle 10, all’uscita di Impruneta della A1, si raduneranno quaranta o cinquanta mezzi, provenienti da Arezzo, da Siena, dal Valdarno e naturalmente dalla Valdichiana; i manifestanti, scortati dalle forze dell’ordine, andranno a formare un nuovo presidio nel quartiere fiorentino di Novoli, davanti al mercato ortofrutticolo.
L’obiettivo dei piccoli agricoltori toscani è essere ascoltati dal Presidente della Regione Eugenio Giani "che avevamo invitato all’incontro in Valdichiana, a cui in tanti, sindaci e istituzioni, hanno aderito, ma non lui" dice Andrea Faralli, insieme a Fabio Iacomini referente del presidio del sud senese-aretino, aderente al movimento nazionale Coapi.
"Abbiamo anche chiesto di essere ricevuti, con una nostra piccola delegazione, nel suo ufficio, ma nessuno ha risposto". "Non vogliamo né attaccare né aggredire – tiene a precisare Faralli -, vogliamo che venga riconosciuto il nostro diritto di parola. E che magari, attraverso la Regione, la nostra voce arrivi a Roma. Oggi i piccoli produttori appaiono tagliati fuori da qualsiasi trattativa. La nostra rivendicazione è chiara: l’attività agricola ha costi di produzione elevati, siamo stretti tra le spese che ci impone chi fornisce i prodotti per le coltivazioni e gli allevamenti e i prezzi che fissa chi da noi acquista. Il carrello della spesa lievita ma il messaggio che giunge ai consumatori – avvisa il referente – è sbagliato: la forbice tra valore all’origine e quello allo scaffale si è allargata ma il margine non va agli agricoltori".
Una situazione di difficoltà che sembra non riguardare le grandi aziende: "Un ettaro di produzione a grano, che va curato per nove mesi – spiega ancora Faralli – fa guadagnare tra i 20 e 50 euro; sui grandi appezzamenti, quelli che si vanno sempre più formando anche in Toscana, con le cooperative, i margini diventano apprezzabili, per i piccoli resta ben poco".
"Non andiamo a chiedere né aiuti né sussidi – proclama il rappresentante degli agricoltori –, vogliamo invece che il nostro prodotto venga valorizzato. E poi, se aiuti ci sono, siano veramente per tutti: non si può affidare il proprio futuro ai click-day, alla sorte data da un tasto schiacciato all’alba su un pc. Vorremmo essere ascoltati dal Governo – conclude Faralli – e inserirci nel dialogo con le associazioni di categoria che non sempre lavorano per il nostro bene".
Diego Mancuso