DIEGO MANCUSO
Cronaca

Trattori in marcia verso Firenze: "Il presidente Giani deve ascoltarci"

Sale la protesta del mondo agricolo: "Non chiediamo sussidi, solo che il nostro prodotto venga valorizzato"

La lunga marcia dei trattori

La lunga marcia dei trattori

Trattori in marcia verso Firenze. Già stamattina il presidio di Livorno muoverà in direzione del capoluogo; poi domani, alle 10, all’uscita di Impruneta della A1, si raduneranno quaranta o cinquanta mezzi, provenienti da Arezzo, da Siena, dal Valdarno e naturalmente dalla Valdichiana; i manifestanti, scortati dalle forze dell’ordine, andranno a formare un nuovo presidio nel quartiere fiorentino di Novoli, davanti al mercato ortofrutticolo.

L’obiettivo dei piccoli agricoltori toscani è essere ascoltati dal Presidente della Regione Eugenio Giani "che avevamo invitato all’incontro in Valdichiana, a cui in tanti, sindaci e istituzioni, hanno aderito, ma non lui" dice Andrea Faralli, insieme a Fabio Iacomini referente del presidio del sud senese-aretino, aderente al movimento nazionale Coapi.

"Abbiamo anche chiesto di essere ricevuti, con una nostra piccola delegazione, nel suo ufficio, ma nessuno ha risposto". "Non vogliamo né attaccare né aggredire – tiene a precisare Faralli -, vogliamo che venga riconosciuto il nostro diritto di parola. E che magari, attraverso la Regione, la nostra voce arrivi a Roma. Oggi i piccoli produttori appaiono tagliati fuori da qualsiasi trattativa. La nostra rivendicazione è chiara: l’attività agricola ha costi di produzione elevati, siamo stretti tra le spese che ci impone chi fornisce i prodotti per le coltivazioni e gli allevamenti e i prezzi che fissa chi da noi acquista. Il carrello della spesa lievita ma il messaggio che giunge ai consumatori – avvisa il referente – è sbagliato: la forbice tra valore all’origine e quello allo scaffale si è allargata ma il margine non va agli agricoltori".

Una situazione di difficoltà che sembra non riguardare le grandi aziende: "Un ettaro di produzione a grano, che va curato per nove mesi – spiega ancora Faralli – fa guadagnare tra i 20 e 50 euro; sui grandi appezzamenti, quelli che si vanno sempre più formando anche in Toscana, con le cooperative, i margini diventano apprezzabili, per i piccoli resta ben poco".

"Non andiamo a chiedere né aiuti né sussidi – proclama il rappresentante degli agricoltori –, vogliamo invece che il nostro prodotto venga valorizzato. E poi, se aiuti ci sono, siano veramente per tutti: non si può affidare il proprio futuro ai click-day, alla sorte data da un tasto schiacciato all’alba su un pc. Vorremmo essere ascoltati dal Governo – conclude Faralli – e inserirci nel dialogo con le associazioni di categoria che non sempre lavorano per il nostro bene".

Diego Mancuso