
Tre uomini, una culla e un palco. Al Politeama un tuffo negli anni ’80
La genitorialità? Per definizione è negli adulti la capacità di creare, proteggere, nutrire, amare, rispettare e provare piacere per un essere altro da sé. Concetto che non può essere spiegato meglio di come farà la commedia ’Tre uomini e una culla’ di Coline Serreau. Con Giorgio Lupano, Gabriele Pignotta, che cura anche la regia, e Attilio Fontana. Martedì 7 alle 21 al Teatro Politeama di Poggibonsi. In scena anche, Fabio Avaro, Carlotta Rondana e Malvina Ruggiano. Chi non ricorda i dolci sorrisi della piccola Marie ai suoi tre papà ’improvvisati’ nella pellicola francese degli anni Ottanta di Coline Serreau? Che qui firma pure l’adattamento teatrale.
Anche questa volta più ruoli (attore e regista) e quindi più punti di vista, chi è in realtà Gabriele Pignotta?
"I progetti che curo devono avere la mia impronta e porto avanti con fluidità e omogeneità i vari àmbiti. Autore, attore o regista non sono distinti, fanno parte di un processo creativo che nasce dalla scrittura, in questo caso dall’adattamento, alla messa in scena e poi alla interpretazione del personaggio, per me ormai è un flusso naturale".
Come nasce lo spettacolo?
"Questa volta non nasce da me ma dal mio produttore, Walter Mramor di Artisti Associati, che innamorato di questo progetto cercava un regista, un artista che potesse interpretarlo nel migliore dei modi adattandolo bene anche alla realtà italiana. Essendo io uno de più prolifici, anche per numero di repliche, sul campo, mi ha contattato e proposto questa esperienza. Da qui è nato un sodalizio con il produttore che darà vita anche a un nuovo spettacolo con Vanessa Incontrada che annunceremo per la prossima stagione".
Cosa succede sul palcoscenico di Poggibonsi?
"La bimba, piombata improvvisamente nella routine libertina dei tre scapoli incalliti, finirà per conquistarne l’affetto e rivoluzionarne la vita. La vicenda è ambientata negli anni Ottanta e rispolvera, ed è una delle cifre più importanti di questo progetto, il revival di quegli anni sotto tutti i punti di vista: culturale, sociologico ma anche visivo, compreso una bella hit di musiche".
Ci sono molte differenze rispetto al film?
"La struttura e l’andamento sono vicini al film, nello spettacolo ho però rafforzato la parte dell’equivoco e le chiuse delle scene che ho asciugato aggiornando tutto ai giorni nostri".
Verso quale riflessione?
"Questa commedia ha un grande merito: anticipa un tema che è diventato fondamentale trenta anni dopo: la parità di genere nella genitorialità".
Fabrizio Calabrese