Tritolo e cartucce. Processo d’appello per padre e figlio dopo l’inchiesta digos

Si svolgerà l’8 aprile: dopo 5 anni i reati contravvenzionali prescritti. Ieri in tribunale a Siena udienza per un uomo finito nella stessa indagine. Nei guai per la pistola lanciarazzi si difende: strumento di segnalazione. .

Tritolo e cartucce. Processo d’appello per padre e figlio dopo l’inchiesta digos

Si svolgerà l’8 aprile: dopo 5 anni i reati contravvenzionali prescritti. Ieri in tribunale a Siena udienza per un uomo finito nella stessa indagine. Nei guai per la pistola lanciarazzi si difende: strumento di segnalazione. .

di Laura Valdesi

SIENA

L’inchiesta della digos fiorentina era nata dalle intercettazioni di conversazioni ritenute dagli investigatori ad alto contenuto xenofobo, trovate anche sui social. E durante una cena si parlò addirittura della possibilità di far saltare in aria la moschea di Colle. In altre occasioni della creazione di una "struttura qualificata pronta ad ogni evenienza" che si sarebbe voluta chiamare Guardia nazionale repubblicana. Il caso esplose nel novembre 2019, come si ricorderà, con un blitz in grande stile della polizia a Sovicille ma anche in altre zone della provincia, Valdelsa compresa. Una vicenda che destò scalpore e che si sta avviando, dopo ben cinque anni, alle battute finali. Fissato infatti il processo di appello per padre e figlio, condannati ad un anno con rito abbreviato perché furono ritrovati 549 grammi di tritolo , 770 di polvere da sparo e 144 di miscela esplosiva. Oltre a decine e decine di cartucce, anche calibro 9 parabellum. Il padre era stato assolto dall’istigazione a delinquere, cancellata l’aggravante del terrorismo. L’appello sarà l’8 aprile, i due imputati sono difesi dall’avvocato Francesco Stefani. I reati contravvenzionali, dopo 5 anni, risulteranno prescritti.

Ma ieri in tribunale è stato rinviato a dicembre, quando probabilmente arriverà la sentenza, il processo ad una delle persone indagate nell’ambito dell’inchiesta. ’Non doversi procedere’ in udienza preliminare perché gli erano state trovate 130 cartucce da caccia. Resta in piedi solo l’accusa di aver avuto una pistola lanciarazzi tedesca priva di matricola ed un silenziatore per carabina. L’imputato, che ha regolare porto d’armi, è difeso dall’avvocato Pierluigi De Angelis. In realtà si tratterebbe di un vecchissimo strumento di segnalazione che, proprio per questo, non ha matrice. Era appartenuto al nonno. Per tutte le altre persone coinvolte nell’inchiesta c’è stata da tempo l’archiviazione.