
Pinuccia Musumeci, 76 anni, ex docente di educazione fisica al liceo, è originaria di Messina ma vive a Chianciano
Chianciano (Siena9, 7 marzo 2025 – “Come mi definirei? Una disobbediente, per quanto riguarda il cancro. Nel senso che trenta anni fa lo sono stata rispetto a ciò che dicevano le persone sulla malattia. Non se ne doveva parlare, c’era un silenzio assordante”, racconta Pinuccia Musumeci, 76 anni, di Chianciano.
Che l’“intruso” l’ha combattuto con tutte le forze, vincendo la battaglia della vita. E decidendo al contempo di condurne un’altra, per tutte le donne che come lei lottano contro il tumore al seno. L’ha fatto costruendo, tessera dopo tessera, un’associazione di volontariato, ’Iosempredonna’ nel 1997 e diventando, dal 2012, portavoce di tutte le organizzazioni regionali toscane che si occupano del cancro al seno. Tessendo relazioni, rivendicando prevenzione e servizi. Musumeci sarà premiata domani a Firenze nell’ambito dell’iniziativa ’8 marzo La forza delle donne’, storie di protagonismo femminile in Toscana.
Fra gli altri nomi che saranno insieme a lei domani anche l’attrice Chiara Francini e l’imprenditrice Marialina Marcucci. E’ in buona compagnia.
“Quelle che ha citato, come le altre, sono profili di donne interessanti, dal punto di vista umano e professionale. Sono onorata e commossa. Grazie di cuore a chi ha pensato a me. Condivido questo premio con tutte le donne che vivono il tumore al seno. Ho combattuto e continuerò a lottare per tutte loro”.
La sua disobbedienza nei confronti della malattia inizia dopo la scoperta che qualcosa non andava, nel lontano 1994.
“Fu uno choc molto forte. Era stata operata mia sorella. Sentii qualcosa di strano, facendo l’insegnante di educazione fisica conoscevo bene il mio corpo. Dicevano che non era nulla. La mia testardaggine, forse il sesto senso hanno fatto sì che mi sono salvata la vita. ’Va bene, non sarà niente, però voi me lo analizzate’, imposi. Ho avuto ragione”.
Lei è stata operata 31 anni fa a Careggi: quale è stato il momento più duro nel percorso?
“I 45 giorni trascorsi in attesa dell’esito dell’esame istologico. Ho veramente sofferto molto. Lì è scattata la molla: dovevo fare qualcosa per non far provare ad altre donne la mia stessa esperienza. Il silenzio, l’isolamento. La mancanza di informazioni e condivisione. Quindi prima sono stata caregiver, quindi paziente e infine mi sono impegnata per aiutare le altre”.
Sua sorella non ce l’ha fatta.
“E’ volata via nel 2005”.
Quale è stato il suo segreto per gettare il cuore oltre l’ostacolo?
“Guardare negli occhi il cancro. La malattia non va subita ma affrontata, tirando fuori un coraggio che uno non pensa di avere. Mai avrei creduto di prendere in mano un microfono e parlare in pubblico per cambiare la cultura della società su questo tema”.
Come reagivano le persone?
“All’inizio dandomi una pacca sulla spalla, pensavano che avessi bisogno di coraggio. In realtà il ’nemico’ andava conosciuto. E più lo facevo, più reagivo superando gli ostacoli che si presentavano. Volevo dare un senso a questa esperienza, fondai ’Iosempredonna’ nel 1997 a cui aderirono 23 persone, molte non avevano il tumore. Dalla pacca sulla spalla siamo arrivati agli eventi in Regione come coordinatrice delle associazioni toscane impegnate in questa battaglia che sono 14”.
Tuttora di cosa hanno necessità le pazienti?
“Tante le priorità ma credo che l’informazione resti basilare quando, di punto in bianco, si fa la scoperta. Informazioni sul lavoro, sulle visite fiscali, sulla patologia stessa. Ho anche fondato un gruppo facebook ’Tumore al seno’, che è privato, e conta 12mila iscritti”.
A chi deve dire grazie Pinuccia Musumeci?
“A mia figlia Clarissa che c’è sempre stata. Anche alle istituzioni perché la Regione Toscana ascolta. Come quando, in piena pandemia, chiesi la gratuità del test genomico utile ad evitare la chemioterapia quando non necessaria. Fu accordata, seconda regione dopo la Lombardia”.
Il sogno?
“Quello di poter parlare di cancro come di una malattia che ci siamo lasciati alle spalle. Di poter aiutare più persone possibile. Attualmente, grazie ad un progetto insieme alla Misericordia di Chianciano, accompagnamo dalle nostre zone a Siena le donne che devono fare per un mese e mezzo la radioterapia”.
La vostra è un’associazione di volontariato puro: dove trovate le risorse?
“Attraverso la partecipazione a bandi, dunque mettendo in campo progetti. Oltre che ricorrendo all’autotassazione”.