Tumore al cervello, pazienti svegli durante la rimozione. “Dovevano leggere e descrivere immagini”

Due casi particolari a Siena, operati con successo: ecco come funziona la tecnica che prevede e richiede che il paziente sia sveglio e collaborante

Siena, 25 luglio 2024 – Pazienti svegli e collaboranti durante delicati interventi di asportazione di tumori al cervello. Due casi particolari sono stati trattati dalla équipe di Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Siena: due pazienti non di madrelingua italiana ma proprio la valutazione dell’area del linguaggio era il leitmotiv degli interventi chirurgici.

Il primo caso è stato quello di una giovane donna con una neoplasia nell’area frontale sinistra, in prossimità dell’area espressiva del linguaggio e motoria; il secondo caso è stato quello di un uomo giovane con una neoplasia nel lobo temporale sinistro, in prossimità dell’area della comprensione del linguaggio.

L'équipe neurochirurgica
L'équipe neurochirurgica

L’équipe multidisciplinare è stata coordinata dalla dottoressa Francesca Tarantino, direttrice dell’Anestesia e Rianimazione Neurochirurgica e ad interim della Neurochirurgia, con il professor Salvatore Chibbaro, esperto di questo tipo di neurochirurgia, come primo operatore, coadiuvato dal dottor Franco Moruzzi. Insieme ai neurochirurghi hanno collaborato il team anestesiologico composto dalle dottoresse Tarantino e Agnese Bocci e dal dottor Marco Ancilli con il personale di sala operatoria, guidato dalla coordinatrice Laura Magrini. È stato inoltre necessario l'apporto della Neurologia e Neurofisiologia Clinica, diretta dal professor Nicola De Stefano, con una nutrita équipe di tecnici, guidati dalla dottoressa Francesca Marchi; della Neurologia Perioperatoria e Postcritica con la dottoressa Barbara Batani, e il contributo della Psicologia, con la dottoressa Barbara Pucci e della Riabilitazione Logopedica, con la dottoressa Maria Luigia Pitinca.

La dottoressa Francesca Tarantino
La dottoressa Francesca Tarantino

"Per rimuovere le lesioni nelle aree del movimento e della parola e preservare le loro funzioni cognitive superiori è stato necessario parlare con i pazienti nel corso di tutto l’intervento sul cervello. A tal fine – spiega la dottoressa Tarantino - è stato fondamentale modulare il piano di anestesia in modo da garantire dopo una prima fase di sedazione più profonda, una successiva di blanda analgesia e infine nuovamente una fase di approfondimento della sedazione: il tutto per salvaguardare la capacità di collaborazione e di risposta agli stimoli da parte del paziente sveglio, privo di dolore e in respiro spontaneo per tutta la durata dell’intervento. Entrambi i pazienti si esprimevano in un buon italiano come seconda lingua e sono stati aiutati dalle mediatrici linguistiche che sono state presenti in sala operatoria, in entrambi i casi, per interloquire nelle due diverse lingue con i pazienti. Le mediatrici, Noemi Muho e Jemmali Ghada – aggiunge la dottoressa Tarantino - hanno dato un contributo importate perché durante l’intervento era fondamentale valutare e proteggere tutte le competenze linguistiche dei pazienti, sempre sotto monitoraggio continuo dei parametri vitali da parte del team anestesiologico”.

Il professor Salvatore Chibbaro
Il professor Salvatore Chibbaro

"Durante la procedura chirurgica – conferma il professor Chibbaro - per monitorare l’integrità funzionale delle aree cerebrali sottoposte ad intervento è stato chiesto ai pazienti sia di descrivere delle immagini che vedevano, che di leggere dei testi nella loro lingua madre, sempre con il contributo delle mediatrici linguistiche. Per proteggere anche le aree motorie più profonde sono stati usati stimoli elettrici cranici con registrazione diretta e continua (real time) delle risposte dagli arti, usando un metodo innovativo messo a punto dal neurochirurgo e neurofisiologo dello staff, Alessandro Zalaffi. Grazie a queste tecniche evolute, che comprendono anche l’utilizzo del modernissimo esoscopio con filtri per sostanze fluorescenti, è stato possibile asportare più del 90% di entrambi i tumori. La rimozione ampia – prosegue Chibbaro - senza generare danni cerebrali permanenti, preservando tutte le funzioni superiori, è lo scopo finale da raggiungere in questi pazienti. A tal fine è indispensabile un lavoro di squadra e un team multidisciplinare preparato, motivato e coeso. Vista la particolarità dei casi – conclude Chibbaro – nei giorni successivi agli interventi si è svolto un incontro di approfondimento a Siena con i colleghi dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, esperti di questo tipo di interventi e anche per possibili future collaborazioni, con apprezzamenti per la tecnica senese che consiste nell’operare i pazienti da svegli fin dall’inizio e per tutta la durata della procedura che rappresenta un’innovazione e avanzamento notevole in questo tipo di chirurgia”.