di Laura Valdesi
SIENA
Donna di 33 anni uccisa da un colpo di fucile in fronte, il compagno di 26 anni è stato arrestato perché l’arma era detenuta illegalmente. Ma l’inchiesta sulla tragedia avvenuta in un appartamento in via del Villino a Siena, alle 15,30 di un sabato a 40 gradi, si allarga.
Perché secondo gli investigatori è ancora da appurare se il colpo fatale per Yuleisi Ana Manyoma Casanova, colombiana che da anni viveva e lavora in città, sarebbe partito per sbaglio come affermato dall’uomo ascoltato dalla polizia e dal pm Niccolò Ludovici fin quasi all’alba. La tesi dell’incidente mentre maneggiava il fucile non convince del tutto.
Ci sono alcuni elementi che la Squadra mobile coordinata dalla procura sta verificando, a seguito dei quali si procede, "anche al fine di permettere una idonea difesa da parte dell’indagato, per omicidio doloso aggravato dalla relazione affettiva e dal rapporto di convivenza anche se l’uomo, nel corso dell’interrogatorio a cui è stato sottoposto nella notte – spiega il procuratore Andrea Boni – ha decisamente negato la volontarietà riferendo di un colpo partito accidentalmente".
Occorre capire, insomma, se si è trattato di un femminicidio e fra i due c’era un rapporto poco sereno. "A seguito di alcune dichiarazioni raccolte dalla polizia giudiziaria e all’esito della perquisizione nell’abitazione, il cittadino colombiano è altresì indagato per maltrattamenti in famiglia, detenzione abusiva di munizioni e di sostanze stupefacenti di tipo leggero", aggiunge il procuratore Boni. Che sabato è intervenuto sul luogo della tragedia, preceduto dal sostituto Ludovici. E che dopo aver lasciato la palazzina fuori Porta Pispini si è recato in questura rimanendo a seguire gli sviluppi dell’inchiesta fin quasi alle 1.
Yuleisi Manyoma, che tutti chiamavano Giulia e faceva la cuoca nel centro storico di Siena, è morta sul colpo. Lo sparo è avvenuto a distanza ravvicinata mentre la donna si trovava insieme al compagno, Fernando Porras Baloy, in camera da letto. L’arma è un fucile calibro 16 caricato a pallini, sequestrato subito dalla polizia: era nelle mani del 26enne quando il colpo è partito.
Nessuno però è testimone oculare della tragedia. Le altre quattro persone presenti nell’appartamento al momento del fatto – la sorella dell’uomo che ha poi chiamato il 118, il suo ragazzo, un altro amico minorenne e la figlia della vittima che ha 10 anni, tutti colombiani – si trovavano infatti in stanze diverse. Poiché il fucile era detenuto illegamente l’uomo è stato arrestato e portato al carcere di Santo Spirito. Oggi sarà chiesta la convalida al gip che dovrebbe svolgersi entro mercoledì. "Una vicenda estremamente delicata che richiede massimo silenzio a fronte della morte di una giovane donna", si limita a dire il difensore del colombiano, l’avvocato Leandro Parodi, che l’ha assistito durante l’interrogatorio in questura. Subito sequestrato l’appartamento della coppia in via del Villino. L’autopsia sulla 33enne dovrebbe svolgersi invece domani. Il professor Mario Gabbrielli, medico legale, aveva effettuato un sopralluogo nella casa già sabato pomeriggio.