Siena, 12 agosto 2024 – Sul campanello della palazzina al civico 14 di via del Villino, fuori porta Pispini, i cognomi della coppia sono scritti sul campanello: Manyoma Casanova e Porras Baloy. Regna però il silenzio nella strada sabato pomeriggio intasata da ambulanza, automedica, volanti della polizia, poi il carro con cui i necrofori hanno trasferito la salma della 33enne colombiana all’obitorio del policlinico dov’è a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Il suo compagno invece, Fernando, 26 anni, portato via da una Volante poco dopo la tragedia – la donna era stata uccisa da un colpo di fucile in fronte – all’alba di ieri è stato trasferito in carcere a Santo Spirito. Lui continua a ripetere che non voleva fare male a Yuleisi.
Che il colpo dal fucile calibro 16 caricato a pallini è partito accidentalmente. Ma non ci sono testimoni oculari della morte della donna che era cuoca al Conca d’Oro.
Soprattutto la polizia ha scoperto che il compagno deteneva illegalmente l’arma "e per questo reato – ha spiegato ieri il procuratore Andrea Boni in una nota – il cittadino colombiano è stato tratto in arresto nella quasi flagranza di reato". Dovrà presentarsi davanti al gip per la convalida, che potrebbe essere chiesta oggi. E in tal caso si svolgerà entro mercoledì.
L’appartamento è stato sequestrato dalla procura. Apposti i sigilli. Nessuno può entrare lì dopo i rilievi svolti dalla Scientifica giunta da Firenze.
E dopo il sopralluogo del medico legale, il professor Mario Gabbrielli. All’interno dell’abitazione, al momento della tragedia, si trovavano sei persone. Yuleisi e Fernando, la sorella di quest’ultimo con il suo ragazzo ed un loro amico ancora minorenne, insieme alla figlia di 10 anni della vittima. Tutti colombiani.
Unitamente alla madre della 33enne uccisa, sono stati ascoltati in questura per cristallizzare la loro versione dei fatti, sebbene non fossero in camera con la coppia. Ai presenti nella casa è stato fatto, è prassi in casi come questo, lo stub per rilevare i residui di un eventuale sparo.
Ed avere la conferma che il colpo sia stato esploso mentre il 26enne maneggiava il fucile. Ma perché aveva l’arma? Soprattutto per quale ragione era carica all’interno dell’abitazione? Dove l’aveva presa?
Non si sa se le risposte a queste domande siano già state date agli investigatori dall’uomo, che è molto conosciuto a Siena e lavora in un’attività commerciale a Cerchiaia.
Interrogato alla presenza del difensore, l’avvocato Leandro Parodi, fin quasi all’alba, avrebbe ribadito che non c’è stata alcuna volontarietà.
Si è trattato di un colpo partito accidentalmente. Però la procura procede, anche a tutela dell’indagato sostiene il capo dell’Ufficio Andrea Boni, per omicidio doloso, dunque intenzionale, aggravato dalla relazione affettiva e dal rapporto di convivenza. Il colombiano è indagato inoltre per presunti maltrattamenti in famiglia, detenzione abusiva di munizioni, anch0esse sequestrate, e di sostanze stupefacenti di tipo leggero.
La procura ha comunicato tali aspetti "ritenendo sussistere un interesse pubblico alla sua divulgazione in considerazione della morte violenta di una giovane donna. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e l’indagato – dice Boni – deve ritenersi presunto innocente fino al definitivo accertamento della colpevolezza con sentenza divenuta irrevocabile".