MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Un Palio eterno come il primo amore. Falchino, la rimonta (im)possibile

Una foto una storia Il Drago e la vittoria del 2 luglio 1986 che interruppe un digiuno lungo venti anni

Falchino all’uscita da Piazza dopo una prova, nella foto di Augusto Mattioli

Falchino all’uscita da Piazza dopo una prova, nella foto di Augusto Mattioli

Alcune generazioni di dragaioli hanno vissuto almeno due momenti di felicità nella loro vita: il primo amore e la vittoria del 2 luglio 1986. E se la prima in qualche modo viene il momento in cui te l’aspetti, la seconda è stata una vera e propria sorpresa, una gioia che è esplosa dopo venti lunghi anni. Merito che la sconosciuta Ogiva, quasi maledetta quando toccò in sorte in Camporegio, deve dividere con Roberto Falchi in arte Falchino, fantino che finalmente qui avrà il suo meritato momento di gloria. Il tutto nella regia dell’indimenticato Enrico Giannelli, capitano che volle credere nella gioventù del ragazzo di Batignano.

Una gioia che ha il colore del lampo: al secondo giro il Drago era dietro di sei posizioni. Davanti c’erano Benito, Amore, Brandano, Baiardo e la bella sorpresa di Vipera. Chi poteva sperare? Solo i matti e gli incoscienti. Ma quell’accoppiata ci insegna che il destino mescola le carte e noi giochiamo, offrendo gloria ai due gregari, in una carriera di campioni. "Beati gli ultimi": con Falchi e Ogiva i dragaioli dimenticarono gli anni trascorsi e tornarono ragazzi, pronti a vivere "altrove" per almeno una lunga notte, interminabile come la rincorsa dei vincitori.

Fortuna e gloria, arrivarono come un mare lento ma inarrestabile a lambire piazza Matteotti, via del Paradiso, quel un popolo ancora piccolo ma in sicura crescita. I figli di quei divertiti anni sessanta, pronti a ripetere gli insani gesti dei vincenti. C’era quasi il rischio di danni irreversibili. Volti persi nel viavai dei concitati momenti: un ultimo Casato dove Falchino si gioca tutto e tutto arriva a compiersi. Senza il coraggio su grandi sfide non c’è spazio per la gloria. E allora ecco l’arrivo di gruppo.

Ma questa volta il Drago è avanti, finalmente primo. Non pare vero. La fiducia non era mai vacillata, tante volte era stata sognata: la gloria si concede solamente a quelli che l’hanno sempre sognata. Grazie ad Augusto Mattioli che ha tirato fuori dal suo archivio un vero e proprio opificio della felicità. Grazie a Roberto, il Falchino eterno eroe per il Drago. E grazie alla grazia del primo amore che ha la bellezza e la formosità di dare tutto al primo respiro. E tutto cominciò per quei ragazzi: l’amore canta di primo mattino, anche se tutto deve ancora svegliarsi. Poi sono venute altre vittorie, i figli, gli anni della maturità: il primo amore non si scorda mai, ma a pensarci bene neppure l’ultimo.

Massimo Biliorsi