MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Una bandiera in volo tra i sogni. Muzzi, dalla Piazza al Comitato

Una foto una storia Prima alfiere, poi a lungo presidente degli Amici del Palio al di sopra delle parti

Emiliano Muzzi alfiere, nella foto di Augusto Mattioli

Emiliano Muzzi alfiere, nella foto di Augusto Mattioli

Se è vero che un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso, allora Emiliano Muzzi ha conquistato un posto eterno nel piccolo-grande mondo del Comitato Amici del Palio, che lascia come presidente dopo cinque anni non certo facili, a cominciare dal disastro del Covid da cui nessuno è uscito indenne. A dire il vero la sua era è cominciata un po’ prima, perché il sodalizio con Gabriele Bartalucci, suo predecessore, era così forte che appariva un binomio, Lupa e Istrice, sempre al di sopra delle parti. Un po’ come dovrebbe essere ma che raramente accade. Eccolo ritratto da Augusto Mattioli ai giorni di alfiere di Piazza, avendo esordito il 2 luglio 1995 con Andrea Pagliantini e proseguito fino al 2003.

E poi il mondo del Comitato Amici del Palio, un microcosmo a parte, fuori dagli schemi, tanto da potersi definire scomodo anche alle dirigenze stesse. Basta andare a rileggersi gli scritti di Giulio Pepi o, più recenti, di Giancarlo Galardi, per vedere che di peli sulla lingua non ci sono mai stati, sempre per il bene delle Contrade, della città. Un occhio scomodo, mai addomesticato, pronto alla battaglia quando suona la tromba della carica. A me Emiliano è subito piaciuto, anche quando non la pensavamo alla stessa maniera. Anzi, forse ancora di più, perché sono sempre convinto che il migliore interprete dei sogni più o meno condivisibili, è quello che li fa. E lui in questi anni non ce li ha fatti mancare. E ascoltarlo al consueto banchetto era tutto questo: un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole. Quelle che navigano svelte sopra alle nostre strade, ai nostri desideri, a una città che cambia in fretta e dobbiamo stare dietro ai giovani, rincorrerli e capirli: come ha fatto lui.

Aveva il coraggio delle idee e la paura del pubblico, quasi un timore di esternare troppo i sentimenti. Ma l’amore richiede coraggio. E appena hai un’idea nuova sei inevitabilmente in minoranza. E i suoi discorsi, interrotti dall’emozione, saranno per tutti indimenticabili: ci sono momenti in cui uno si sente libero dalla propria identificazione di ruolo. In questi attimi, ci si immagina di essere in volo per quelle strade familiari, per osservare meglio quella commovente bellezza. Così Emiliano Muzzi, pur parlando a tutti, restava improvvisamente solo con la sua generosa anima.