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Il team di ricerca PatoVac Cov con la coordinatrice Donata Medaglini e il professor Mario Tumbarello, direttore di Malattie infettive
Lo studio, frutto di collaborazione tra UniSi e AOUSenese, evidenzia aspetti cruciali per l’ottimizzazione dei protocolli vaccinali nei soggetti fragili con diverse patologie. Emergono la variabilità della risposta immunitaria, l’efficacia delle dosi booster, il ruolo dei vaccini aggiornati e la necessità di considerare specificamente i soggetti con risposte immunitarie ridotte": così la professoressa Donata Medaglini, del Dipartimento di Biotecnologie Mediche dell’ateneo, commenta la pubblicazione sulla rivista eBioMedicine dei risultati di uno studio volto a valutare la risposta immunitaria in soggetti fragili vaccinati contro SARS-CoV-2 con formulazioni a mRNA.
Lo studio, denominato PatoVac Cov, ha coinvolto 585 soggetti fragili con patologie ematologiche e croniche, tra cui infezione Hiv, insufficienza renale e pazienti sottoposti a trapianto di organi o di cellule staminali. Il centro sperimentale di riferimento è stato l’Uoc Malattie Infettive delle Scotte, con il coordinamento di Francesca Montagnani, sperimentatore principale. Hanno partecipato i centri di Malattie dell’apparato respiratorio, Cardiochirurgia, Nefrologia, Ematologia, Terapie Cellulari e Officina Trasfusionale.
I risultati hanno evidenziato significative differenze nella risposta immunitaria tra i pazienti. Alcuni hanno mostrato una reazione simile a quella dei soggetti sani dopo una sola dose booster, mentre altri hanno necessitato di richiami ripetuti. Alcuni dei pazienti sottoposti a trattamenti immunosoppressivi hanno sviluppato una risposta molto ridotta, con necessità di strategie alternative. Per tutti i pazienti l’utilizzo di vaccini aggiornati alla variante Omicron si è rivelato fondamentale per stimolare il sistema immunitario.
"Oltre alla persistenza a lungo termine degli anticorpi contro la proteina spike, abbiamo valutato la risposta post-vaccinale delle cellule B di memoria, che si riattiveranno in caso di successivo incontro con il virus" spiega la professoressa Annalisa Ciabattini, coordinatrice delle analisi immunologiche. "I risultati ottenuti - aggiunge la dottoressa Montagnani – forniscono le basi imprescindibili per migliorare la cura clinica nei soggetti fragili e la profilassi vaccinale".