LAURA VALDESI
Cronaca

Palio, il capolavoro di Velluto: “Vittoria arrivata dopo tanti bocconi amari”

Dedica di Dino Pes alla sua Eleonora e ai figli, alla Lupa che l’ha accolto bene: “Tittia grande professionista. Paura? Eravamo consapevoli delle nostre forze”

Siena, 18 agosto 2024 – Un lunghissimo applauso accoglie il fantino all’arrivo in Vallerozzi. Abbracci. Strette. Pacche. Stampato sul volto il sorriso di chi sa di aver compiuto un’impresa senza perdere l’umiltà che l’ha accompagnato in tutti questi lunghi anni, amari, lontano dalla Piazza. Dino Pes, che compirà 44 anni il 12 dicembre, era diventato Velluto debuttando nella Giraffa quando ne aveva soltanto 19. A Siena ha conosciuto la sua Eleonora con cui ha formato una splendida famiglia. Due anime in un nocciolo, la sua vera forza. Nella buona e nella cattiva sorte. “Crede in ciò che fa e ha sempre ripetuto che se qualcuno gli vuole dare fiducia Dino c’è”, raccontava l’altra metà del cielo di Velluto quando dopo 13 lunghi anni era tornato ad indossare un giubbetto in Piazza nel Leocorno. E che ieri l’ha abbracciato e baciato a lungo. Orgoglioso, il fantino di Silanus. Chi lo conosce bene sa che nel periodo in cui Siena non gli ha voluto ridare fiducia dopo quel Palio sfortunato del 2004 Velluto continuava a ripetere ’Ho la salute, la famiglia, il lavoro. Ho i Palii fuori, non ho mai chiesto niente. Se qualcuno mi deve concedere un’opportunità deve darla a Dino e non perché qualcuno mi ha messo lì’. Parole che sono diventate la sua ’cifra’ Che hanno alimentato la sua enorme voglia di riscatto dopo delusioni cocenti.

La Lupa vince il Palio dell'Assunta, le foto della Carriera (Paolo Lazzeroni)

“Aspettavo il momento in cui sarebbe arrivato un Palio come questo. Ci credevo, poi la Contrada da quando sono arrivato mi ha messo a mio agio in tutto e per tutto. L’ambiente era speciale, ci credevo”, dice circondato dai lupaioli che ancora non credono al capolavoro che ha pennellato.

E’ stato il Palio della vita?

«E’ stato un bel Palio, non sta a me decidere e dirlo».

Cosa ti passava nella testa nei quattro giorni?

«Ero tranquillissimo. Non sempre tutte le cose possono andare bene a tutti».

Un sassolino dalla scarpa che Velluto adesso si vuole togliere?

«Ma (sorride, ndr) mi tocca camminare scalzo».

A chi dedichi la vittoria?

«Ad Eleonora e ai ragazzi perché penso che negli anni di bocconi amari ne abbiamo ingoiati tanti. E naturalmente a questa Contrada».

Cosa dire di Benitos?

«(Cambia espressione, ndr) Benitos, sono sincero, era un peccato non sfruttarlo per vincere il Palio. Farlo ’contro’ avevo il magone allo stomaco. Poi Giulio (Bruni, il capitano, ndr) il giorno della Carriera mi ha detto ’se sei basso e vai davanti, non pensare ad altro, vai’. Mi ha riaperto il cuore».

Quando ha capito Velluto che potevi vincere?

«Quando è scoppiato il mortaretto».

Il momento più difficile al canape?

«Ci sono stato più momenti perché c’era qualcuno che aveva delle belle mani intorno. Però con un cavallo come Benitos si possono fare tante cose».

Hai sofferto a restare lontano dalla Piazza così a lungo? La cattiveria e la grinta sono cresciute?

«Sono sincero, ho sempre detto ’Non mi sta pensiero lavorare, i Palii fuori ce l’ho, monto dappertutto. Certo, farlo qui era questione di voler rientrare ma servivano sempre gli incastri giusti. Se venivano dovevo farmi trovare pronto».

A Tittia nell’Istrice sul suo cavallo Viso d’angelo hai preso le misure, per il Palio l’ha infastidito al canape. Cosa ti diceva?

«Tittia è sempre un grande professionista, a volte le cose possono venire male. E in questi quattro giorni non è che ci sentivamo proprio tranquilli tranquilli. La paura c’era ma eravamo anche consapevoli delle nostre forze».

Un Palio vinto a 43 anni ha un sapore speciale...

«Per ora non lo so... per adesso ha un sapore».