GIOVANNI PELLICCI
Cronaca

Vendemmia a San Donato in Perano. Azienda dei Marchesi Frescobaldi. C’è mix perfetto tra uomo e natura

L’esperienza che avvicina il visitatore alla produzione del famosissimo Chianti Classico ’I Rialzi’ "Vigneto speciale, qui si uniscono fattori unici: ricchezza del suolo, l’esposizione al sole e il clima" .

Vendemmia a San Donato in Perano. Azienda dei Marchesi Frescobaldi. C’è mix perfetto tra uomo e natura

L’esperienza che avvicina il visitatore alla produzione del famosissimo Chianti Classico ’I Rialzi’ "Vigneto speciale, qui si uniscono fattori unici: ricchezza del suolo, l’esposizione al sole e il clima" .

Maglia a manica lunga per prevenire eventuali punture di insetti. Cappellino in testa, pantaloni comodi e scarpe antinfortunistiche. Guanti e forbici alla mano. Un ultimo sguardo al meteo: quelle nuvole più tardi porteranno qualche goccia ma ora siamo pronti a vendemmiare! Siamo a San Donato in Perano, nel comune di Gaiole in Chianti, paesaggio come incantato del Chianti Classico.

Nell’azienda che i Marchesi Frescobaldi hanno acquistato all’asta dal Tribunale di Siena nel 2017, dopo tre anni di affitto, hanno pensato di far davvero provare ai giornalisti cosa significhi vendemmiare: per farlo è stato necessario compilare un sacco di scartoffie burocratiche e assicurative ma ne è valsa la pena, almeno per noi cronisti. Qui natura e uomo hanno trovato l’intesa perfetta: "L’uomo per costruire la strada di accesso ha costruito i rialzi – ci spiega Gianni Luchini, agronomo e direttore della tenuta - cioè terrazzamenti che hanno dato vita a tre anfiteatri naturali che custodiscono 90 ettari di vigneti a Sangiovese, circondati da quasi 300 ettari di bosco e ulivi, a quasi 600 metri di altitudine. Il vigneto più pregiato e longevo (25 anni di età) è quello da cui si raccolgono le uve destinata alla Gran Selezione di Chianti Classico che, in onore del vigneto, si chiama proprio I Rialzi. Il nostro lavoro si concentra in alcuni filari di questo vigneto che rappresenta un cru". "Questo è un vigneto speciale – ci spiega l’enologo Nicolò D’Afflitto che lavora per Frescobaldi dal 1991 - perché qui si uniscono fattori unici come la ricchezza del suolo e del terreno, l’esposizione al sole e il clima. In Francia lo chiamano cru ma si aggiunge anche il lavoro dell’uomo. Proprio i rialzi garantiscono ventilazione alle uve anche nelle giornate più calde mentre il terreno fa effetto specchio, cioè riflette l’irraggiamento sul frutto, che è importante vista l’altitudine".

Vendemmia qui è una vera e propria esperienza: i grappoli sono belli, sani e ben diradati l’uno dall’altro, per evitare i marciumi, ovvero che toccandosi tra di loro con l’umidità l’uva si deteriori. "In questo vigneto seguiamo una resa per ettaro ancora più bassa della nostra media – spiega Luchini - ; significa che durante l’anno effettuiamo vari interventi come la potatura invernale, che ci permettono di avere una sola gemma per pianta e quindi ottenere sui 38/40 quintali di uva per ettaro". Nel giro di un’ora di lavoro raccogliamo circa 20 cassette piene d’uva. Ci spiegano che con le forbici si deve tagliare nel punto giusto il grappolo e poi depositarlo delicatamente. Le cassette vengono trasferite sul trattore e vanno subito in cantina. Qui ci aspetta Maria Puggioni, l’enologa della tenuta che coordina le operazioni di scarico all’interno della deraspatrice. Si tratta di un macchinario sofisticato e costoso ma estremamente prezioso: i grappoli salgono in un carrello che separa i raspi dai chicchi, eliminando automaticamente quelli più danneggiati. Nel carrello successivo arrivano quindi solo le migliori uve che quindi cadono dentro la pigiatrice che le spreme e quindi, attraverso un grosso tubo, conduce il liquido all’interno delle vasche in cantina. In contemporanea avviene un’analisi molto indicativa, attraverso il “mostimetro Babo di Klosterneuburg” (dal nome dell’enologo tedesco che a fine 1800 lo inventò) che indica il grado zuccherino delle uve e quindi capire la gradazione alcoolica che potrà raggiungere il vino. Siamo a 20,75 di Babo che vuol dire circa 13,5% alcool: insomma sono uve perfette e il cammino verso quello che è destinato a diventare un grande vino può proseguire. Noi torniamo con la penna in mano, che forse è meglio.