LAURA VALDESI
Cronaca

Gesto vergognoso a Siena, secchio d’acqua rovesciato da una finestra sul corteo per ricordare la donna uccisa

È accaduto intorno alle 20.30 nel percorso del corteo fra Pantaneto e piazza Tolomei. “La nostra voce sarà allora ancora più forte”. Sul fronte dell’inchiesta il pm Ludovici e la Mobile vanno in carcere: l’indagato si avvale della facoltà di non rispondere

Il corteo in centro per ricordare la donna uccisa e tutte le vittime di violenza (Foto Lazzeroni)

Il corteo in centro per ricordare la donna uccisa e tutte le vittime di violenza (Foto Lazzeroni)

Siena, 4 ottobre 2024 – “Comunico una cosa che lui è troppo arrabbiato per riferire: da una finestra è stato rovesciato un secchio d’acqua su chi sfilava. Le nostre voci danno noia? Non ci fermeremo, saranno ancora più forti, continueremo a prendere secchiate d’acqua”. Parole che gelano, ben più dell’aria fredda che sferza piazza Tolomei, le donne e gli uomini che ieri sera hanno preso parte alla passeggiata per ricordare Yulia, così chiamavano i suoi cari e gli amici Yuleisi Manyoma Casanova. La donna di 33 anni morta il 10 agosto scorso per il colpo esploso dal compagno, ora in carcere per detenzione illegale di arma e indagato per omicidio. Un gesto che fa vergogna a Siena, quello accaduto ieri quando, intorno alle 20,30, il piccolo corteo è partito. Ad aprire la passeggiata – organizzata dalla comunità colombiana insieme a ’Non una di meno’ e a Frog – c’era anche la madre della cuoca uccisa. In prima fila, teneva lo striscione dove c’era scritto ’Per Yulia Per tutte’. Una sfilata contro la violenza sulle donne che, dopo lo choc per l’uccisione di Giulia Cecchettin, non si è purtroppo interrotta. Anzi. I manifestanti, allargando lo sguardo, hanno puntato il dito contro una Siena città-vetrina dove il Palio ha oscurato la tragedia, in cui deve prevalere il senso di comunità. «Ci stringiamo intorno alla famiglia di Yulia e continueremo a lottare contro la violenza», annunciano.

Nel primo pomeriggio, per quanto riguarda l’inchiesta, alle 15 si sono recati in carcere a Santo Spirito – dove è recluso Fernando Porras Baloy, compagno della vittima – il pm Niccolò Ludovici e il capo della Mobile che indaga sul caso. Con loro anche l’avvocato Alessandro Betti, difensore dell’indagato. Porras Baloy doveva essere interrogato ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’8 ottobre passaggio fondamentale a Roma della perizia balistica che appurerà tra l’altro se l’arma funzionava regolarmente.