ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

Vertenza Beko, il caso Siena: "L’azienda garantisca continuità. Immobile, serve collaborazione"

Incontro interlocutorio al tavolo ministeriale, nuovo appuntamento fissato per il 14 marzo. Le richieste dei sindacati: più risorse e nessuna ulteriore penalizzazione per i lavoratori.

Incontro interlocutorio al tavolo ministeriale, nuovo appuntamento fissato per il 14 marzo. Le richieste dei sindacati: più risorse e nessuna ulteriore penalizzazione per i lavoratori.

Incontro interlocutorio al tavolo ministeriale, nuovo appuntamento fissato per il 14 marzo. Le richieste dei sindacati: più risorse e nessuna ulteriore penalizzazione per i lavoratori.

Una giornata vissuta tra Siena e Roma, tra le dichiarazioni senesi su più fronti (del segretario generale della Cgil Maurizio Landini ai cancelli dello stabilimento, dei rappresentanti sindacali al consiglio comunale aperto sul lavoro) e il nuovo incontro al tavolo ministeriale, dove è ancora il caso Siena a tenere banco e a impedire di fatto la chiusura della vertenza. "Ci sono tre paletti da cui non prescindiamo: continuità lavorativa, continuità di produzione, mantenimento del livello occupazionale", commenta la segretaria Fiom-Cgil Daniela Miniero, presente al tavolo romano con Carlo Bianco della Fim Cisl a Maurizio Matera della Uilm. Perché mentre al tavolo si discuteva della leggera riduzione degli esuberi per gli amministrativi, in realtà il caso Siena sarà centrale il 14 marzo. E prima di quella data si attendono magari novità sul fronte dell’immobile, su cui grava quell’affitto da 1,8 milioni di euro (in realtà la rata del mutuo relativa all’acquisto a suo tempo da parte della Sansedoni, ora in capo alla proprietà Duccio immobiliare).

"È l’unica speranza – ha detto in consiglio comunale Giuseppe Cesarano della Fim Cisl – per rendere appetibile quel sito per una reindustrializzazione. È un passaggio fondamentale insieme a ulteriori risorse e l’individuazione di un sostituto da parte di Beko". Per questo, si sottolinea nella nota congiunta dei sindacati, viene richiesto "un approfondimento specifico affinché si trovi una soluzione frutto di leale collaborazione tra tutte le parti". Parole che sembrano richiamare quelle pronunciate dal segretario generale Cgil Maurizio Landini ieri di fronte alla Beko, quando ha invitato "mettere da parte le polemiche per "guardare a come si risolvono i problemi".

Troppo fresca la spaccatura più o meno plateale tra istituzioni di centrodestra e centrosinistra (Governo e Comune, Regione e Provincia), per non temere che questo possa compromettere anche quel fragile equilibrio che può portare a una soluzione. "Sentiamo tanto sostegno intorno a noi da parte di ogni componente della città – ha detto in consiglio comunale Massimo Martini della Uilm –, ora vogliamo che Beko investa sul territorio".

Servono più soldi, per i sindacati, rispetto ai sette milioni di euro fin qui annunciati, sostanzialmente per coprire i quasi tre anni di affitto rimasti, la bonifica dell’area e l’incarico all’advisor che dovrebbe trovare un nuovo soggetto imprenditoriale interessato a investire nell’area. E se quest’ultima operazione non portasse risultati concreti? È la grande incognita dell’operazione e il motivo della reiterata richiesta di un impegno concreto a Beko.

"Alla reindustrializzazione si deve arrivare senza che i lavoratori perdano niente – ribadisce ancora Miniero –. E siccome il Governo il 7 novembre disse di non essere disposto a fare accordi senza la salvezza di tutti i siti, noi siamo fermi su quella proposta". I tempi sono stretti, considerata anche la volontà dell’azienda di chiudere il tavolo del confronto, ma l’operazione immobiliare deve ancora entrare nel vivo, anche se viene considerata una precondizione per poter parlare ancora di un futuro industriale.

L’acquisizione dell’immobile da parte di un soggetto pubblico consentirebbe - questa almeno è la strategia ideata dal Comune e sposata dal Governo - di ricercare un nuovo soggetto imprenditoriale offrendo la garanzia di un affitto a lunga scadenza e a prezzi se non calmierati, nemmeno fuori scala come quelli attuali, dettati da quell’operazione di back lease che consentì nel 2008 alla Sansedoni di far restare a Siena Whirlpool. Ma che ha ancora bisogno delle ultime sostanziose rate per sostenere il pagamento del mutuo ora trasferito a Duccio Immobiliare e stipulato con Intesa San Paolo. Difficile dire se questa operazione potrà essere risolutiva. Di certo il contrario, cioè il fallimento, sarebbe un problema forse insormontabile a ogni soluzione.