"Non so che viso avesse, neppure come si chiamava…". Invece noi Francesco Guccini lo conoscevamo molto bene. Correva l’anno 1976 e di febbraio venne a trovarci al palazzetto di Siena. Così innocente, puro, fuori da ogni nomenclatura, pronto a gettarsi a bomba contro ogni ingiustizia, per dirla come nell’antieroe della Locomotiva. Augusto Mattioli lo ferma nel tempo, lo fa ai giorni dell’album ’Via Paolo Fabbri 43’, che avevamo imparato a memoria, tanto da recarsi davvero all’indirizzo di Bologna, sua reale abitazione, per guardare un cancello ed un portone chiuso.
Il 1976 è un anno spartiacque, stavamo per planare di nuovo sulla terra. Un disco importante, che riflette su quello che ormai restava di una rivoluzione che, come rileva Gaber, oggi no, domani forse no, ma dopodomani sicuramente. E la serata al palazzetto scorre fra opifici della memoria, da ’Canzone per un’amica’ e ’Dio è morto’ e i nuovi ripensamenti di ’Canzone quasi d’amore’ e ’Il pensionato’, nell’amarezza della prossima immancabile sconfitta, fino al grido lacerante di ’L’avvelenata’. Appariva come una lunga ombra resa strana dall’allora immancabile bottiglia di vino.
Vederlo oggi pacifico e compassato è il chiaro segno che il tempo passa e cambia le cose. Per tenersi aggiornati andavamo spesso nella ’sua’ Bologna, al mitico Nannucci per comprare le novità discografiche. Era nel centro di una città libera e un po’ giacobina ma ancora intinta di una particolare antica signorilità. Si partiva all’alba da Siena in treno, cambio a Firenze e si prendeva, per spendere meno, quei vagoni locali che attraversavano gli appennini con i pendolari del lavoro. Bologna snob e signorile ci parlava con quelle meravigliose copertine della scuola di Canterbury, con i dischi dei Caravan, di Nick Drake.
La Bologna delle piadine e di piazza Maggiore, di una stazione bella e accogliente che ancora non respirava l’aria lugubre del 1980. Bologna aveva le più belle ragazze di Italia. Restavamo incantati quando ci davano il resto in qualche elegante pasticceria. Dai gesti gentili e sensuali, il toccasana per noi adolescenti con gli ormoni che andavano a mille. Il 24 aprile del 2009, dopo 73 anni, anche i Magazzini Nannucci hanno chiuso i battenti. Fine di un’epoca.
Massimo Biliorsi