
I giovani sono ora accusati di revenge porn (foto repertorio)
Siena, 11 luglio 2023 – “Chiedo che possa testimoniare dietro un paravento perché vulnerabile. Originariamente c’era stata anche un’inchiesta per violenza sessuale, poi archiviata", spiega l’avvocato Claudia Bini mentre la giovane donna, ancora una ragazzina, attende che il giudice Francesco Cerretelli la chiami in aula. Il processo che la vede parte civile è per il reato di revenge porn. Che punisce la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti e viene contestato a due giovani, un 31enne ieri in tribunale difeso dall’avvocato Silvia Pellegrini, ed un 21enne che vive nella nostra provincia, assistito dall’avvocato Stefano Borgheresi. Per il reato di reveng porn non è previsto l’utilizzo del paravento ma poiché i difensori non si oppongono all’impiego il giudice, dopo una breve camera di consiglio, ne autorizza l’impiego.
Tutto inizia in una calda sera d’estate, è il luglio 2020. I due vanno in un albergo della nostra città con la giovanissima che aveva bevuto un bel po’. Il più grande ha un rapporto sessuale con la ragazza che viene ripreso, ad insaputa di quest’ultima secondo la procura, dal più giovane con il suo cellulare. Non rendendosi conto, probabilmente, di compiere un reato lo passa sui social all’amico, qualche giorno più tardi.
Ma quanto accaduto nell’albergo resta per poco tempo un segreto fra i due. Perché il 21enne che aveva fatto il ’cameraman’ lo avrebbe mostrato ad un altro uomo. E qualche mese dopo i due amici fanno altrettanto con un ulteriore giovane vantandosi di quanto accaduto. Finché la ragazza viene informata che avevano visto un suo video. Rabbia. Incredulità. Disperazione. Si era rivolta all’avvocato Claudia Bini che tutela la sua posizione. Si era persino cercata una conciliazione, basata sul risarcimento. Non essendo stata trovata la quadra il caso è finito in aula.
La giovane ha testimoniato per circa un’ora e mezzo protetta da un paravento da cui ogni tanto emergeva soltanto la mano con cui accompagnava il racconto ricostruendo a porte chiuse la sequenza dei fatti. Sollecitata prima dalle domande del pm, quindi dell’avvocato di parte civile e infine dei due difensori. La prossima udienza sarà sentito il consulente tecnico per chiarire l’aspetto del video: se questi sono stati davvero condivisi e, nel caso, da chi. Su quali telefoni sono finiti, insomma. E in quella ancora successiva parleranno coloro che avrebbero visto quel filmato sessualmente esplicito che la ragazza non sapeva fosse stato girato.