Siena, 13 novembre 2024 – L’aveva baciata. Contro la sua volontà. C’era stata una relazione fra i due studenti della residenza universitaria. Poi però lui avrebbe premuto troppo il piede sull’acceleratore. Era stata vista con segni evidenti sul collo, la ragazza. Non aveva voluto più saperne. Né di lui, né delle sue attenzioni. E quel bacio non desiderato era diventato denuncia. Quindi un processo per violenza sessuale nei confronti di un giovane, ieri seduto in aula accanto al difensore, l’avvocato Domenico Carello. Particolari emersi durante un’udienza molto lunga, nel corso della quale ha testimoniato un’altra ragazza della residenza universitaria. Che prima era amica della parte offesa, assistita dall’avvocato Claudia Bini, adesso invece i rapporti con lei si sono raffreddati. “Non siamo più intime”, spiega la giovane straniera che ha necessità dell’interprete. “Siamo amici”, risponde all’avvocato Bini riferendosi all’imputato.
Un caso complesso. Delicato. Uno di quelli che hanno indotto il rettore dell’Ateneo Roberto Di Pietra, a inizio ottobre, ad inviare un messaggio dal titolo ’recenti episodi di violenza di genere’ a tutta la comunità – studenti, personale docente e amministrativo – dove si faceva riferimento ad un grave fatto “avvenuto in una delle residenze della città e che ha coinvolto giovani persone della nostra comunità”. Un modo per interrogarsi se l’Università sta facendo abbastanza con le giovani generazioni. Seguì una levata di scudi, in primis dal Dsu che disse di non aver ricevuto denunce o segnalazioni del genere da parte degli alloggiati.
La vicenda al centro del processo per violenza sessuale – il bacio non voluto appunto, che rientra nella fattispecie dell’articolo 609 bis –, in corso davanti al collegio presieduto da Fabio Frangini, probabilmente non è l’unica che coinvolge giovani che studiano nella nostra città. Infatti il comunicato del rettore di inizio ottobre parlava al plurale. I fatti su cui ha testimoniato ieri la ragazza straniera, inizialmente amica della parte offesa, risalgono all’autunno 2022. Con fatica, sollecitata dal pm Siro De Flammineis, ha riferito i particolari che conosceva abitando nella stessa struttura. Dopo che lei aveva deciso di troncare, quando andava in cucina, spazio comune, l’imputato arrivava subito, riferisce la testimone. Poi la riunione tra studenti, qui emerse che aveva ricevuto molestie. Come succede fra giovani, in due erano andate nella stanza di quest’ultima per capire cosa fosse successo. Una di loro aveva raccontato di aver subito anche lei molestie, dal portiere. Giudice e pubblico ministero approfondiscono tale circostanza e cristallizzano le frasi, leggendo le dichiarazioni già fatte all’epoca alla polizia. Al riguardo non emerge in aula l’esistenza di alcuna denuncia, però. “Vero che disse di aver spiegato all’imputato che, sebbene la sua amica fosse stata insieme a lui prima, non poteva baciare la ragazza?”, interroga il pm. L’avvocato Carello che difende l’imputato annuncia che la prossima udienza, a inizio gennaio, l’uomo fornirà la sua versione dei fatti. Non intende tacere. Prima tuttavia ci sarà un passaggio intermedio, a dicembre, per incaricare un perito di trascrivere chat in lingua straniera. “Devo prendere un avvocato?”, chiede la testimone dopo un paio di ore tanto è durata la deposizione. Il presidente la rassicura: “Non sono emersi elementi di cui preoccuparsi, non verrà risentita da noi. Lei è stata solo una testimone”.