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Violenze, altri 62 casi: "Serve una nuova cultura"

L’appello del vice capo della polizia Rizzi all’Università. Video degli studenti. Il questore Milone: "Le istituzioni chiedono aiuto anche a voi giovani" .

Violenze, altri 62 casi: "Serve una nuova cultura"

di Laura Valdesi

SIENA

Aumentano i casi di violenza. Anche a Siena. "Altre 62 persone si sono rivolte a ’Donna Chiama donna’ – dice la presidente dell’associazione Rossana Salluce –; va sfatato il luogo comune che il fenomeno degli abusi riguardi soprattutto le straniere. Si tratta di italiane che vivono nel nostro territorio ed italiani sono coloro che le maltrattano". Invoca la necessità di investire sulla prevenzione nelle famiglie e nella scuola, leit motiv dell’appuntamento organizzato dalla polizia sul tema ieri al rettorato con la presenza del prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della polizia. "La fascia di età più colpita – fotografa la situazione Salluce – va dai 25 ai 50 anni". Sottolineando anche che molte sono le vittime di molestie sui luoghi di lavoro, sempre nel Senese. In platea tanti studenti. Hanno realizzato 4 video sulla violenza declinandola: le diverse percezioni a seconda dell’età (seconda I del ’Galilei’), cosa secondo gli adolescenti non coincide con l’amore (IV A del liceo di scienze applicate del ’Sarrocchi’ che racconta una storia simile a quella di Giulia Cecchettin ma il video è precedente). Oppure, vedi la IV E sempre del ’Sarrocchi’, la violenza fisica e psicologica mentre la IIA del ’Galilei’ ha rappresentato ciò che vive oggi una donna. "Le istituzioni chiedono aiuto a voi – interviene più tardi il questore Pietro Milone rivolgendosi ai giovani –, dovete essere portatori di una nuova cultura". In avvio spiega l’impegno della polizia anche in tema di formazione specifica, la difficoltà di intercettare il malessere. Gli strumenti per frenare da subito gli abusi, a partire dall’ammonimento. Quando Milone parla di una app – YouPole – per fare segnalazioni, i ragazzi prendono subito appunti. "Pronto a tornare nelle scuole", annuncia poi Milone. Prima di lui aveva dato la disponibilità della procura della repubblica ad andare negli istituti, specie superiori, il sostituto Serena Menicucci che fa parte del pool ’Codice Rosso’. "Un’esperienza che ho già compiuto e merita di essere rinnovata", spiega raccontando in modo semplice agli studenti cosa vuol dire violenza, la necessità di stare attenti ai segnali, il divieto di costringere la persona contro la propria volontà. "Spero che questa sia la volta buona", aggiunge Menicucci riferendosi all’ondata di rabbia e sdegno provocata dalla morte di Giulia. A cui l’aula tributa un applauso quando il prefetto Rizzi conclude il suo intervento dicendo "che noi tutti siamo Giulia. Voi siete Giulia". Non dà giudizi sulle nuove regole al vaglio del Parlamento ma afferma "che l’Italia ha una serie di strumenti normativi fra i più all’avanguardia al mondo e anche una specializzazione della magistratura e delle forze di polizia nell’attuarli. Il problema non è solo di leggi ma di cultura che passa attraverso le scuole mediante le quali si può costruire quella del rispetto di genere".