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"Virus respiratorio, altro rischio per i piccoli"

Il professor Grosso, direttore di Pediatria. "Il Vrs c’è sempre stato, nessun caso durante il lockdown. Ora è più aggressivo"

"Nelle ultime due settimane abbiamo avuto 6 casi di bronchioliti legate a virus respiratori non sinciziali. Il virus respiratorio sinciziale, invece, sta circolando al Nord Italia e sono stati descritti casi anche al Meyer di Firenze. Penso che la popolazione pediatrica senese sarà coinvolta dal contagio nelle prossime settimane. Colpisce le vie respiratorie e può richiamare, nelle prime fasi della malattia, la sintomatologia tipica del Covid19, ma poi evolve verso un quadro clinico, peculiare e caratteristico. Se trascurato e non curato in tempo, può sfociare in problematiche importanti", rivela il professor Salvatore Grosso, direttore della Pediatria alle Scotte.

C’è un nuovo virus che intacca le vie respiratorie?

"Non è assolutamente nuovo ed è ben noto, essendo stato identificato nel 1956. Colpisce soprattutto l’età neonatale e i primi due anni di vita, ma anche l’età adulta: in questo caso si manifesta più o meno come una forma influenzale, mentre nei neonati e nei piccoli colpisce con maggiore aggressività. Interessa i bronchioli, i piccoli rami terminali dell’apparato respiratorio ostruendoli, determinando distress respiratorio: in tanti casi la malattia è gestibile in reparto, con strumentazione para-intensiva. Ma in alcuni pazienti, rari, può essere necessaria la terapia intensiva pediatrica".

Se non è nuovo perché siete allertati sull’arrivo del virus?

"Le bronchioliti sono molto comuni nell’età pediatrica, ma quest’anno ci sono due elementi di novità: la malattia avrà una maggiore aggressività e si manifesterà in anticipo. Di solito, essendo legata al freddo, la bronchiolite arriva verso dicembre e gennaio, invece quest’anno eccola a novembre. E la previsione è di un maggior numero di casi che avranno bisogno di supporto ventilatorio: se agli alveoli non arriva ossigeno la situazione diventa rischiosa".

Come si riconosce?

"Inizia come una banale forma influenzale, quindi con starnuti, tosse, produzione di muco, nelle prime 48 ore; a partire dal terzo giorno può portare a distress respiratorio, ovvero a quadri di respiro molto affannoso, elevata frequenza degli atti respiratori, rientramenti intercostali, con tipico impegno del diaframma, cioè durante la respirazione il bambino ‘solleva’ la pancia. Il rischio è quello dell’abbassamento del livello di ossigeno nel sangue. Questo fra il terzo e il quinto giorno, poi entro una settimana normalmente cessa".

Il Covid incide?

"Nella fase clinica iniziale il Covid e la bronchiolite da Vrs possono essere del tutto sovrapponibili. Poi, però, nel prosieguo il virus sinciziale esprime una peculiarità clinica facilmente riconoscibile. Di certo, il lockdown ha giocato un ruolo chiave nella genesi di queste forme più aggressive di bronchiolite, rispetto a quanto osservato negli anni addietro. L’anno scorso, in pieno lockdown, non abbiamo avuto un solo caso. Ciò è accaduto per la prima volta da quando esercito la professione medica. Nel tentativo di banalizzare concetti articolati di immunologia, possiamo affermare che in relazione al blocco della circolazione del virus, le mamme non sono state infettate da Vrs (o altri virus simili) e quindi hanno trasmesso pochi anticorpi protettivi ai nascituri. Questi appaiono, perciò, ‘più indifesi’ nei confronti delle infezioni con maggiore possibilità di sviluppare forme cliniche più aggressive, quando contagiati".

Come è la situazione Covid in età pediatrica?

"La bolla Covid, che conta posti letto per positivi in Pediatria, è vuota da tre settimane. Non abbiamo avuto più casi sintomatici".

Paola Tomassoni