
Il capitano Francesco Ricci con Brio
di LAURA VALDESI
Siena, 2 ottobre 2014 — Luci spente dei negozi, illuminate di rosso-Civetta le Logge della Mercanzia per la consegna delle monete alla Contrada. Sembrava un’altra Siena, il piccolo scorcio del centro offerto dal Castellare per un ricevimento raffinato e d’altri tempi. Soprattutto, le serrande abbassate in anticipo hanno fatto capire che si è lavorato molto (e bene) per trovare la necessaria sintonia fra Contrada e commercianti. Anche perchè i mille che saranno a tavola domani sera nel Corso potranno godersi la serata grazie alla sensibilità di chi resterà chiuso l’intera giornata di sabato. Doveroso, dunque, il «grazie a Confcommercio e Confesercenti per la collaborazione» del priore Riccardo Cerpi. Del resto, non c’era altra aleternativa per il Castellare «fatto di poche strade ma di tante persone». Piazza del Campo non era un’ipotesi nuovamente percorribile, quindi si è dovuto fare di necessità virtù.
Nel salotto speciale concesso dal Circolo degli Uniti di cui è deus ex machina Marcello Griccioli, hanno trovato spazio tanti temi — palieschi e più prettamente istituzionali — che animano la città. Questi ultimi risetotno, inevitabilmente, della corsa di Siena a Capitale della cultura 2019. Non a caso Cerpi ha ricordato le ‘radici’ delle Contrade e lo spirito che porta a «guardare verso una Siena migliore e combattiva che vuole sognare ancora a colori». Del tema paliesco, con genuinità, sono stati interpreti la «coppia» Francesco Ricci-Brio. Racconta un percorso difficile, il capitano civettino. Senza retorica. «Per questo apprezziamo ancora di più questa vittoria. Tutte le mattine mi alzo e non smetto di chiedermi se è vero. Vengo dal basso, non sono un capitano ‘titolato’, ma dietro di me c’è un popolo vero. I mangini sono quattro amici. E sebbene il rapporto con i colleghi (dirigenti, ndr) sia buono, sia chiaro che non rinuncio certo a vincere ancora». Dell’amore per Brio ormai si sa tutto (LEGGI IL GIORNALE IN EDICOLA) ma Ricci rimarca «che Andrea ha fatto un Palio a fermare la nemica e a vincere. Di solito si sceglie di imboccare una sola di queste strade. Grazie — conclude rivolto al fantino — per aver cambiato la storia della Civetta negli ultimi cinque anni. Noi speriamo di aver aiutato il tuo successo». E siccome Brio — vestito elegantissimo — non perde mai la verve eccolo lanciarsi in una battuta verso «la vigilessa»-comandante per scusarsi del fatto che <sono uscito prima dall’Entrone. Avevo troppa voglia di vincere».
La tradizione non è stata dimenticata. Quella dei doni e dei sentimenti. Al sindaco Bruno Valentini — <oggi Siena vi guarda», ha sottolineato facendo i complimenti a Brio «dimostrazione che la ruota gira per tutti» — una riproduzione di un particolare del Drappellone. Identico l’omaggio al comandante della Polizia municipale Simona Sestini e al suo vice, un disegno che lo ritrae all’opera per il maestro di Campo Riccardo Frosini. Al mossiere Bartolo Ambrosione è stato consegnato un pezzo di canape. E una bandiera di seta è stata donata al pittore del Drappellone Ivan Dimitrov che l’ha subito aperta e sventolata. E ancora. «I proprietari sono persone speciali che rendono possibile questo gioco grazie alla loro passione», ha chiosato Cerpi consegnando un dono ad Alberto Manenti per Occolè. Un’immagine bellissima al correttore don Enrico Grassini, un omaggio a Francesco Liberati e Filippo Rosati che hanno estratto cavallo e Contrada. Durante il ricevimento molti hanno riconosciuto, mentre sfilava verso Piazza del Campo, il campione di ciclismo Mario Cipollini.