Siena, 25 giugno 2020 - «Ho ricostruito quello che in realtà avevo già raccontato ai carabinieri dopo l’incidente e poi ai giornalisti. Solo che questa volta dall’altra parte c’era il pm". Due parole prima di prendere l’ascensore di palazzo di giustizia, al terzo piano, uscendo dal retro insieme ai carabinieri della compagnia di Montepulciano con i quali era arrivato poco dopo le 16 a Siena.
Alessandro Maestrini, il videomaker che vive a Perugia, conferma di aver fornito agli investigatori la prova regina: il filmato dell’incidente di Zanardi. Attimi da brivido fissati in vari spezzoni che fanno chiarezza. E’ stato interrogato ieri pomeriggio dal sostituto Serena Menicucci che conduce l’inchiesta sullo scontro fra la handbike del campione e un tir, sulla Sp 146 a Pienza, durante la staffetta tricolore di cui era anima e trascinatore. "Non filmava con il cellulare al momento dell’impatto", aveva scritto anche in un post su facebook in cui chiedeva tregua ai colleghi giornalisti per le mille chiamate, il suo telefonino è collegato al meccanismo salvavita di un familiare.
L’ha ripetuto al pm Menicucci che durante l’interrogatorio di un’ora e 20 minuti si è soffermata su quel movimento strano della ruota della handbike, secondo la ricostruzione del videomaker. "Naturalmente me l’ha chiesto. Però – spiega Maestrini –, la mia visione di Zanardi e della sua handbike era parzialmente oscurata. Si nota un movimento anomalo ma perchè c’è stato non sono io a poterlo dire. Ci vuole un tecnico. E meno male, pur nella drammaticità dell’accaduto, che c’è un filmato. Probabilmente gli esperti potranno spiegare da cosa deriva un movimento del genere".
Maestrini racconta "che sull’aspetto organizzativo della staffetta tricolore il pm non si è soffermata". Probabilmente perché gli interrogatori a raffica della polizia municipale di Sinalunga e Torrita che venerdì scorso fecero la scorta di cortesia sono stati chiarificatori. "Si è concentrata sulla dinamica – prosegue –, ha saltato la descrizione delle fasi precedenti andando dritta al momento dell’impatto". Parla con calma, gli occhi si arrossano quando pronuncia il nome di Alex. Se si chiede degli istanti dello schianto contro il tir coperto nel video dal passaggio del ciclista con pantaloncini e maglia bianchi, Marcello Bartolozzi di Sinalunga che è stato interrogato lunedì, Maestrini ribatte: "Lo scopro adesso come si chiama. Ho detto che era coperto al momento dell’innesco della perdita del controllo. Non che non si vede, sono due cose diverse. Guarda, ti dico che quel filmato non l’ho riguardato, se non fino al momento nel quale sbanda. Non ho avuto la forza di andare oltre quei fotogrammi. Mi sono fermato prima perché ... non è semplice. La notte dormo poco e mi sveglio di soprassalto. Di fronte al magistrato bisogna dire la verità e io l’ho fatto". Casi della vita: Maestrini ha vissuto 9 anni a Bologna in via Zanardi.
"Cosa mi sento di dire ad Alex? – si commuove – Di metterci la forza che ha già dimostrato. Gli auguro il meglio". Poi esce con i carabinieri. Dopo il passaggio con il videomaker è il momento della perizia che riguarderà l’iphone 11 rosso del pilota, la handbike (gli organizzatori avrebbero confermato che la bici era compatibile con le norme del Codice della strada) e la dinamica. Serve un tecnico esperto per capire quel "movimento anomalo". Bisogna stabilire a quale velocità andava Zanardi: perciò è stato sequestrato anche il ciclocomputer montato sulla bici di Bartalozzi che seguiva a ruota il campione. Nessun nuovo indagato: gli investigatori vogliono prima capire bene se c’è stata sottovalutazione dell’evento pubblicizzato sui social e su internet e con la partecipazione di un personaggio così popolare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA