LAURA VALDESI
Siena

Siena, fronteggiamenti dopo il Palio: sentenza storica. Assolti 27 contradaioli, per tre scatta la multa. Gioia e incredulità

Fra novanta giorni le motivazioni. Si riferisce al dopo Palio 2015, fra Nicchio e Valdimontone, Torre e Onda

Gli avvocati Pisillo e De Mossi

Siena, 27 aprile 2023 – «Non voglio sentire commenti in aula», premette il giudice Elena Pollini prima di iniziare a leggere, in un silenzio assordante, la storica sentenza. In 2 minuti e 25 secondi declina i nomi dei 27 contradaioli assolti e dei tre (uno del Valdimontone e due dell’Onda) condannati per i fronteggiamenti del 17 agosto 2015 appena conclusa la Carriera vinta da Tittia nella Selva. Un processo che, al di là dell’esito da molti insperato a quasi otto anni dai fatti e dopo tante udienze, ha cambiato il Palio. Sicuramente il rapporto fra le rivali, mettendo in discussione la sana tradizione dei fronteggiamenti in Piazza che sono stati inquadrati dalla procura come una rissa. Il 15 novembre scorso il pm Sara Faina aveva chiesto la condanna per 29 contradaioli (7 del Nicchio, 5 dell’Onda e gli altri del Valdimontone) con pena di 600 euro per uno dei Servi, di 450 euro per un altro imputato e di 225 per tutti i restanti. Come detto, dopo un’ora di camera di consiglio (non ci sono state infatti repliche del pm e di conseguenza delle difese), il giudice Pollini ha pronunciato una sentenza storica di cui si conosceranno le motivazioni fra 90 giorni. Un montonaiolo difeso dall’avvocato Michela Guerrini è stato condannato a 200 euro di multa e a pagare le spese del processo, con sospensione condizionale della pena e non menzione. Stessa pena per due ondaioli. Tutti gli altri imputati – nessuno era presente in aula – assolti «per non aver commesso il fatto».

Una notizia subito rimbalzata dal tribunale ai social dove in tanti commentavano, amaramente, i lunghi anni sotto processo dei contradaioli e, con loro, del Palio. E c’è chi ricorda, era il 2016, quanto l’inchiesta aveva inciso sul cuore della città tanto che il Magistrato fece nel maggio di quell’anno, dopo gli ’avvisi’ per le botte in Piazza, un documento unitario. Per ribadire che i contradaioli non sono facinorosi, né tifosi che vanno allo stadio per danneggiare e picchiare. C’è altro nel dna delle Consorelle, nonostante qualche eccesso momentaneo. Palesando il disagio per un’indagine avvertita quale ennesimo tentativo di ingabbiare la Festa mortificandone l’originalità. Arrivando, il 4 dicembre 2017, a radunare davanti a palazzo di giustizia centinaia di contradaioli, senza distinzione di colori, in segno di solidarietà verso chi era finito sotto processo. Perché in ballo c’erano i sentimenti. Il primo marzo 2018 erano arrivate due assoluzioni ma anche 33 condanne, fra chi aveva scelto di patteggiare oppure il rito abbreviato come i torraioli per i quali la sentenza è stata di recente confermata in appello. Per tutti gli altri era iniziato poco dopo il calvario di un processo mai accettato dalla città.

Piena l’aula al terzo piano ieri alle 13.25 quando è stata pronunciata la sentenza. Fra gli altri il priore dell’Onda Massimo Spessot, gli onorandi in carica all’epoca dei fatti, Simone Bari e Marco Fattorini, il successore di quest’ultimo Giovanni Arduini, l’attuale priore dei Servi Lucia Cresti, unitamente al capitano Aldo Nerozzi e all’ex Franco Morandi. Un sostegno costante, il loro. Che racconta l’importanza di un processo, apparentemente per fatti lievi se confrontati a quelli che arrivano in aula, in realtà basilare per Siena. Quando il giudice ha finito di leggere la sentenza sui loro volti c’era incredulità. Sorpresa. Che hanno poi lasciato il posto a strette di mano,vigorose, fra le rivali. In fondo sempre Consorelle in una ’battaglia’ simbolicamente di tutte e 17. Che non è ancora terminata: c’è il processo bis per i fronteggiamenti del 2018.