Dopo un inizio settimana piuttosto intenso, con il deferimento per non aver pagato l’Irpef da ottobre 2021 ad agosto 2022 entro il termine del 16 febbraio, la volontà di procedere per via legali da parte del Comune per togliere la convenzione dello stadio al club e, per ultimo, il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni per la querelle con il San Miniato, ieri non si sono registrati ulteriori colpi di scena dal punto di vista societario per una Robur che si avvicina inesorabilmente a fine stagione con problemi irrisolti. Il presidente Emiliano Montanari, isolato nel suo consueto silenzio da mesi (comunicati e letterine a parte) non pare essere scalfito dalla protesta che sta montano esponenzialmente in città e prosegue nella sua strada, considerando che appena una settimana fa aveva lanciato la notizia del concreto passo avanti per l’acquisizione di Maltraverso (smentita poi dal proprietario dell’impianto Antonello Pianigiani), quella che nei suoi programmi diventerebbe la cittadella della Robur. In questo momento, con una sequenza impressionante di scadenze di vitale importanza ormai alle porte, anche ciò per cui ogni tifoso dovrebbe gioire o arrabbiarsi a seconda del momento, ciò i risultati del campo, passano clamorosamente in secondo piano. La squadra nel girone di ritorno ha retto botta con prestazioni dignitose alternate a qualche passaggio a vuoto, vedi Carrara. Ma nulla a che vedere con la cattiveria agonistica, la qualità del gioco e la voglia che i bianconeri avevano dimostrato nelle prime 19 gare. Dopo la sfida vinta a Chiavari e alla vigilia della gara contro l’Ancona qualcosa si è rotto nel meccanismo di fiducia tra gruppo squadra e società e i risultati (a quali va aggiunto anche un mercato eufemisticamente incomprensibile) sono lì a testimoniarlo.
Mancano ancora quattro gare che sicurante Lanni e compagni affronteranno con dignità e attaccamento ma col pensiero fisso di una spada di Damocle che aleggia sulle loro teste. E che lascia col fiato sospeso tutti quelli che vogliono bene al Siena. Per l’ennesima volta.
Guido De Leo