GUGLIELMO VEZZOSI
165 anni

I 165 anni de La Nazione, il lungo viaggio del quotidiano per raccontare il mondo. Stesso amore per la verità

Il 19 luglio 1859 uscì il primo numero in una Firenze senza più granduchi e signori stranieri. Il giornale è in festa con amici e lettori. La direttrice Pini: onestà, trasparenza e nuovi strumenti

Firenze, 19 luglio 2024 – Passato, presente e futuro, uniti in un ideale passaggio del testimone nel nome di una informazione obiettiva e di qualità che oggi come ieri resta un punto di riferimento irrinunciabile per chi si occupa di giornalismo. È esattamente questo che La Nazione, ogni giorno con lo stesso impegno e identica passione, fa da 165 anni.

Da quel 19 luglio del 1859, quando uscì il primo numero del giornale – in una Firenze da pochissimi mesi senza più granduca né signorie straniere – tanta acqua d’Arno è passata sotto i ponti. Ma eccezionale è stato il tributo di affetto che in tanti hanno voluto testimoniare a La Nazione partecipando all’evento organizzato ieri al Forte Belvedere di Firenze per l’apertura delle celebrazioni dedicate ai 165 anni del quotidiano più antico d’Italia.

Erano presenti l’editore del nostro Gruppo, Andrea Riffeser Monti con la figlia Sara, presidente di Speed, la concessionaria per la raccolta pubblicitaria. E poi ospiti e autorità, associazioni di categoria, enti, imprese, lettori e giornalisti. Non a caso , in apertura della cerimonia l’attrice Daniela Morozzi ha letto l’articolo con il quale Carlo Collodi raccontava su queste colonne i festeggiamenti per il plebiscito che nel marzo 1860 sanciva l’Unione dell’ex Granducato al regno sabaudo. E Collodi-cronista scriveva che "vi sono delle cose che per crederle, bisogna averle vedute".

Parole dal valore immutato, che traducono il credo del giornalista, come ha ricordato Agnese Pini, direttrice di Qn-Quotidiano Nazionale, La Nazione, il Resto del Carlino e Il Giorno.

Perché cambiano e si modernizzano gli strumenti di lavoro, ma l’astuccio delle regole del mestiere e il patto con i lettori che impone di verificare sempre le notizie rimangono sempre quelli: "La verità del cronista – ricorda Pini – ci ricorda Collodi, è la verità che si può vedere, e dunque raccontare, è la verità che si trasforma in ricerca e in testimonianza. E se allora parlavamo di una Toscana che voleva farsi Italia, oggi parliamo di un’Italia che vuole affermarsi in Europa, ma le regole di onestà e trasparenza dei giornali sono le stesse".

Concetti sui quali ha insistito anche l’editore Andrea Riffeser Monti: "Attraversiamo un momento di grandi trasformazioni, ma studi scientifici dimostrano che il 51% delle notizie che troviamo in rete non sono vere e il lettore, in questa situazione, non riesce più a distinguere tra ciò che è vero e ciò che è falso. Oggi come non mai è dunque necessario un ritorno alle origini perché la buona informazione, l’informazione di qualità la fanno i buoni giornalisti e non chi scrive sulla rete nascondendosi nell’anonimato o sfruttando profili falsi. È anche per questo che come presidente della Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) ho chiesto con insistenza al governo e alle istituzioni regole chiare perché chi scrive sulla rete sia obbligato ad essere riconoscibile e identificabile e risponda di quello che scrive, esattamente come fanno i giornalisti".

E quindi Sara Riffeser Monti, portando anche il saluto dei fratelli Bruno e Matteo, ha ribadito che "essere editori impone una grande responsabilità e il mestiere del giornalista è una autentica missione. L’evento di questa sera è una testimonianza di immenso affetto da parte di tanti amici de La Nazione e insieme esprime il desiderio di un giornale che vuole aprirsi sempre di più ed essere ancora più vicino ai propori lettori e alla gente delle nostre città per valorizzare i territori ed essere sempre più connessi con loro".

Poi spazio per l’attualità, l’Europa, la politica e il ruolo dell’informazione quando dialogano Agnese Pini e Alessandra Sardoni, inviata di TgLa7 e ospite della serata. "Oggi tanti fanno o si improvvisano commentatori – afferma Sardoni –, ma il mestiere del cronista è e rimane quello di chi va a vedere e racconta le cose mettendosi alla prova ogni giorno con quello che i lettori chiedono". E alla fine non resta che alzare i calici e brindare ammirando dall’alto della terrazza del Forte Belvedere lo skyline di Firenze, nell’abbraccio di una bellezza senza tempo.