OLGA MUGNAINI
165 anni

Tutti insieme, per voi. La città rende omaggio al giornale, un viaggio di quasi due secoli

Camminiamo insieme alle persone, raccontando i fatti e i cambiamenti. Per questo il legame con Toscana, Umbria e La Spezia non morirà mai

Firenze, 19 luglio 2024 – «Un viaggio di 165 anni durante il quale si sono formate generazioni e generazioni di cittadini, alcune delle quali sono ancora qui con noi, al fianco di questa avventura che prosegue, nonostante l’informazione sia cambiata profondamente negli ultimi decenni, ma che cerchiamo di interpretare con la professionalità di sempre".

Agnese Pini è il 47° direttore de La Nazione, la prima donna. Ed è toccato a lei, ieri dalla terrazza del Forte Belvedere, spegnere idealmente le candeline per il compleanno del quotidiano più antico d’Italia, nato per supportare il Risorgimento e testimone dal 19 luglio 1859 ad oggi di cosa è accaduto nel nostro Paese e nel mondo.

E come ricordato ieri nel corso di una vera e propria festa con centinaia di ospiti, un quotidiano è questo: un camminare a fianco di migliaia a migliaia di persone, con cui condividere notizie, traguardi, cambiamenti che riguardano tutti.

Come fece Carlo Collodi, che nel marzo del 1860 raccontò dalla pagine de La Nazione l’annessione del Granducato di Toscana al Regno di Vittorio Emanuele II, lasciando il segno dell’entusiasmo dei cittadini per un passaggio che fece diventare tutti più italiani. L’articolo del padre di Pinocchio è stato quello letto dall’attrice Daniela Morozzi, che ha dato il via alle celebrazioni, con un calendario che proseguirà tutto l’anno e in tutte le città della Toscana, dell’Umbria e persino in Liguria, nella provincia di La Spezia.

Accanto all’editore Andrea Riffeser Monti, alla figlia Sara, presidente Speed e al condirettore Piero Fachin, al brindisi al Forte Belvedere si sono riuniti giornalisti di ieri e di oggi, colleghi da tempo in pensione che per un giorno sono tornati in famiglia, fra abbracci e ricordi di menabò, riunioni, "bucature" date e a volte anche prese.

I giovani colleghi sprint della redazione internet e multimediale, per una sera hanno conosciuto di persona coloro che una volta facevano il giornale col "piombo" e le linotype, quando le "veline" non erano fanciulle che ballavano.

E poi l’età dei primi computer, dell’immensa tipografia, immortalata anche nelle pellicole di "Amici miei", con le insegne delle tante edizioni che si spegnevano una ad una appena le pagine erano chiuse.

Tra i personaggi storici al Forte anche la centralinista Giorgeta, moglie del collega Luigi Ceccherini, per tanti anni la voce del giornale, che dalla stanzetta al terzo piano, distribuiva le telefonate e con impostazione gentile rispondeva "Buonasera La Nazione". Anche quando negli anni Settanta e Ottanta erano le Brigate Rosse a rivendicare un attentato, puntualmente comunicato al nostro giornale.

Fra i tanti direttori che si sono susseguiti nei decenni il decano e ancora nostro editorialista Gabriele Canè, e Marcello Mancini, che alla Nazione ha iniziato da cronista di Palazzo Vecchio e poi su fino alla stanza che, tra gli altri è stata di Enrico Mattei: "Ricordo quando Giovanni Spadolini prima di iniziare una conferenza stampa domandava: “C’è il cronista de La Nazione?. Bene, allora si può cominciare", ha rammentato, salutando il professor Cosimo Ceccuti, che porta avanti l’attività spadolinaiana della Nuova Antologia. E ancora il professor Sandro Rogari, attento e prezioso commentatore di ieri e di oggi.

Fra i molti ospiti e amici Cristina Acidini, fra le molte cose presidente dell’Accademia delle Arti del disegno, e Riccardo Nencini, presidente del Gabinetto Vieusseux, il direttore del "museo Novecento Sergio Risaliti.

Tutti insieme, per un brindisi al tramonto, ai prossimi 165 anni, qualunque siano le tecnologie che accompagneranno il nostro fare informazione.