RICCARDO NENCINI *
165 anni

Firenze, orto botanico dei saperi. E la cultura fece tappa al Viesseux

Nell’Ottocento il Gabinetto è frequentato da autori e intellettuali e vive una formidabile stagione di tensioni ideali

Firenze, orto botanico dei saperi. E la cultura fece tappa al Viesseux

Firenze, orto botanico dei saperi. E la cultura fece tappa al Viesseux

Riccardo Nencini*

La Nazione nasce nel 1859, alle soglie dell’Italia unita. Ad essere sinceri uno dei motivi che ne vede la nascita è proprio quello: uno strumento al servizio dell’unità. Che Firenze e la Toscana fossero all’avanguardia nel dibattito risorgimentale è un fatto indiscutibile, basta ripercorrere la storia della prima metà dell’Ottocento, su su fino a Curtatone e Montanara, al sangue degli studenti morti e feriti nella battaglia.

Al centro del Grand Tour, Firenze vive una formidabile stagione. La Colombaria, l’Accademia della Crusca, i Georgofili brillano tra gli enti e le associazioni culturali, coltivano le scienze, promuovono la lingua italiana, valorizzano le arti nelle loro varie forme. Poi, in questo straordinario orto botanico dove si coltivano i saperi, appare il Gabinetto Scientifico Letterario Vieusseux.

In Palazzo Buondelmonti, quella è la sede, ‘il forestiero e il cittadino, mediante modica retribuzione, possono recarsi ogni giorno, dalle otto della mattina alle dieci della sera, per leggervi oltre 50 giornali politici e 100 scientifici letterari che si pubblicano in varie parti d’Europa” (Federico Fantozzi).

È tra le mura del Vieusseux che avviene il primo incontro (scontro) tra Manzoni e Leopardi. Scriverà il poeta del romanzo di Manzoni: ‘Molto inferiore all’aspettazione’. Già, si trattava dei Promessi Sposi prima della risciacquatura in Arno. È tra le mura del Gabinetto che Tommaseo, Capponi e Giampiero Vieusseux, il mercante che lo ha fondato, discutono dell’Italia che verrà. Un’Italia liberale e libera, sul modello della Toscana che aveva abolito la pena di morte e la tortura, un’idea di patria moderna che La Nazione sposerà fin dalle prime pubblicazioni.

Va da sé che col passare degli anni il Gabinetto, con la sua sala di lettura, le riviste internazionali, la biblioteca circolante e la biblioteca da consultare in sede, diventa un fiore all’occhiello della città. Vi passano tutti, dal Belli a Fenimore Cooper, da Berlioz a Schopenauer, da Flaubert a Stendhal a Ruskin. Insomma, la crema della letteratura universale.

Dopo il 1859 verrà a leggervi i quotidiani Carlo Lorenzini, sottoscriverà un abbonamento annuale Robert Browning e, ad appena un mese dalla prima uscita de La Nazione, nell’agosto del 1859, firma il Libro dei Prestiti Dostoevskij. Prende in lettura la rivista ‘Poljarnaja zvezda’, il vessillo del libero pensiero russo, vietata in patria. La stesura de ‘L’idiota’ avverrà proprio a Firenze anni dopo. La frase ‘La bellezza salverà il mondo’ viene scritta in città.

C’è di più: francobolli preziosi. ‘Firenze è bella ma troppo umida. Le rose, tuttavia, fioriscono ancora nel giardino di Boboli’. Ancora: ‘quando c’è il sole Firenze è quasi un paradiso. Non si può immaginare niente di meglio dell’impressione lasciata da questo cielo, quest’aria, questa luce’. Ma il Gabinetto attrae anche l’anarchico più conosciuto e temuto, Bakunin, e lettrici. L’inglese Ouida, oggi quasi dimenticata, è considerata la migliore discepola di Dickens. Frequentava assiduamente la biblioteca. E poi Louisa May Alcott, in città nei giorni della presa di Porta Pia (1870). Anche lei a sfogliare quotidiani e riviste a pochi metri dal fiume.

Il successo del Gabinetto, ormai, va oltre l’immaginazione, a tal punto che Vittorio Emanuele II insignisce il fondatore della Croce di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

È l’estate del 1859. Firenze si conferma capitale della cultura italiana. La Nazione del Barone Ricasoli le darà una mano a restarlo per diversi decenni.

*Presidente

del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze