Forte legame con i territori. Il quotidiano parla a tutti e subito diventa popolare

Fin dai primi numeri La Nazione sostiene l’unione della Toscana al Regno sabaudo e racconta i fatti di cronaca affermandosi come riferimento per famiglie e cittadini.

Luigi Caroppo

FIRENZE

Pilastro della democrazia. Legame con il territorio. Innovazione. Faro saldo e autorevole per i cittadini. Allora come oggi. E come domani.

Come tradurre nei giorni nostri quella volontà espressa a Palazzo Vecchio da Bettino Ricasoli 165 anni fa a Leopoldo Cempini, Carlo Fenzi e Piero Puccioni? Si potrebbe parlare di una start up imprenditoriale, nata con grande entusiasmo, dalla notte alla mattina, ma con una volontà che era manifestata da tempo. E non solo: la scelta di quella testata, che ha fatto storia, ha inciso nel popolo e nei Palazzi della politica, è stata anche una grande operazione di marketing territoriale.

Sì perché chiamare il nuovo giornale La Nazione, prima dell’avvento dell’Unità d’Italia, anzi proprio auspicandone la realizzazione nonostante la fortissima delusione per l’armistizio di Villafranca, è stato un manifesto che ha lasciato subito traccia, che ha dato volto ad un’identità che si stava realizzando. Utilizzando solo due parole. Un’immagine, quella testata, che basta da sola a far capire, in quegli anni dal 1859 al 1861, giorno dopo giorno, di quali avvenimenti si intende parlare. Anche in questo sta la grandezza della scelta e l’intuizione di Ricasoli. Ma non solo: siamo di fronte appunto ad una start up imprenditoriale che fa del marketing territoriale la sua strategia. E sceglie, e questo è il terzo elemento innovativo, di motivare, attraverso quattro fogli diffusi ogni giorno, il pensiero collettivo intorno ad un’idea di nazione legata alla famiglia reale. Scenario auspicato, ma non di facile realizzazione in base agli avvenimenti e agli equilibri europei e in particolar modo tra francesi e austriaci.

Un giornale dunque. Per alimentare l’opinione pubblica avendo capito che passa anche da cosa si pensa in ogni casa la possibilità di realizzare uno Stato-Nazione. Quindi la voglia di allargare i confini, grazie al giornale, subito, immediatamente, almeno nelle menti delle persone.

Come fare? Un giornale per far capire, riflettere, unire appunto prima che i territori lo siano. Un giornale politico certo, come si legge nel sottotestata, che vuol diventare da subito popolare per entrare nella vita dei cittadini, far discutere, essere riferimento nell’immediato e nel futuro prossimo.

Quindi start up imprenditoriale che fa del marketing territoriale la sua forza diventando un giornale ’faro’: i tre elementi che danno l’idea oggi, nel 2024, usando i termini di un linguaggio globalizzato, di quanto quella apparente avventura partorita tra il 13 luglio (riunione tra Ricasoli e i tre animatori del giornale) e il 19 luglio 1859 (primo numero ufficiale) fosse da subito un simbolo con un nobile orizzonte raggiungibile davanti.

Nacque allora quel patto di lealtà tra giornali e lettori che si è tramandato fino ad oggi e sarà riferimento anche per il futuro. Informare e contribuire ad essere cittadini consapevoli, alimentando la critica, il confronto, il dialogo. Insomma le basi della democrazia. E il giornale, La Nazione, come elemento fondamentale del vivere quotidiano.

In 165 anni La Nazione ha mantenuto fede a quel patto di lealtà riuscendo a trasformarsi (il giornale formato tabloid, a colori, la sinergia con altre testate del gruppo dando vita a Qn, ora la transizione digitale) per essere sempre più protagonista. Ogni giorno.