Il giornale italiano “made in Firenze” recapitato in tutte le dimore di Puccini

Isolato nel suo orto concluso di compositore musicale, oltre a una miriade sterminata di progetti e libretti, Puccini...

Il giornale italiano “made in Firenze” recapitato in tutte le dimore di Puccini

Il giornale italiano “made in Firenze” recapitato in tutte le dimore di Puccini

Isolato nel suo orto concluso di compositore musicale, oltre a una miriade sterminata di progetti e libretti, Puccini leggeva i giornali per informarsi su fatti e polemiche del giorno, gli acta diurna. Inevitabile, allora, la domanda. Quando La Nazione prese a interessarsi di Puccini e delle sue opere? Intanto, converrà soffermarsi sulla data dell’8 novembre 1899: Puccini a Firenze non presenziò alla prima de Le Villi al teatro Pagliano.

Per quale ragione? Meticoloso fino all’ossessione, Puccini non rimase soddisfatto dei preparativi. Le prove e la “generale” non lo avevano convinto. E così non si palesò al cospetto del pubblico pagante. Del resto, quattro anni prima, Le Villi (da principio Le Willis), l’opera--ballo su libretto di Ferdinando Fontana che aveva esordito al Teatro Dal Verme di Milano il 31 maggio 1884 raccogliendo plauso entusiastico, era “saltata” nella nativa Lucca, non era stato possibile allestirla per “mille ragioni” su cui ancora non è stata fatta luce: Milano 11 marzo 85Carissimo Narciso. Mi domandi informazioni sul tuo splendido progetto per Lucca: eccotele come il mio debole criterio può dartele: Per le Villi niente tu lo sai per 1000 ragioni e poi te lo cantai a voce qui a Milano nel mese scorso. Dunque non pensiamoci più. [...].

La pratica Le Villi a Lucca era stata chiusa sul nascere dallo stesso autore. Così, nell’inverno del 1885, Puccini aveva spento per sempre le insistenti pressioni dell’amico di gioventù Narciso Gemignani. Un amico molto particolare, un benestante commerciante di coloniali che ambiva a cantare da baritono e fare l’impresario. Si dava il caso che Narciso fosse il marito di Elvira Bonturi. Sì, proprio lei, futura compagna e consorte di Giacomo Puccini. Qualche biografo ha ipotizzato che Elvira e Giacomo si conoscessero dall’infanzia. Il mancato allestimento delle Villi al Giglio fu galeotto per il loro amore clandestino? Una delle mille ragione addotte da Puccini nella lettera a Narciso risiedeva forse nel fatto che i due erano già follemente innamorati? Non è dato sapere. Fatto sta che, mese, i due amanti fuggirono a Monza perché a Lucca la loro relazione clandestina aveva provocato scalpore.

E il 23 dicembre 1886 nacque Antonio Puccini, unico figlio di Giacomo ed Elvira. Dopo venti anni di convivenza, Giacomo ed Elvira si sarebbero uniti in matrimonio civile e religioso a Torre del Lago, il 3 gennaio 1904. Com’era la vita di Puccini a Torre del Lago? Arnaldo Fraccaroli, biografo “ufficiale” di Puccini, così descrive una “giornatatipo” del Maestro nel “guscio” lacustre dove concepì, creò e cullò gran parte delle sue dodici opere liriche:

«A Torre del Lago, quando sta per comporre un’opera, il maestro lavora ogni giorno. Ma senza sforzo: se l’inspirazione non viene, via! La vita a Torre del Lago è di una calma e di una tranquillità da convento. Puccini vi sta con la moglie e il figlio Antonio. Si alza tardi, possibilmente, perché lo spettacolo dell’aurora lo commuoverebbe troppo, e quasi ogni mattina porta a borbottare sul lago qualcuno dei suoi tre canotti a motore, o fa una corsa in automobile in mezzo alla pineta fino alla marina, poi torna a colazione, legge la corrispondenza, legge i giornali, e si prepara dinanzi una sull’altra le lettere alle quali deve rispondere. Perché Puccini è in questo di una regolarità impressionante: ogni giorno si allineano sul suo tavolo le lettere per la risposta. Poi magari rimangono lì per dei mesi, per degli anni forse, ma questo non importa: la regolarità c’è. Nel pomeriggio, se ha voglia, dopo d’essere stato a caccia si mette al piano a comporre. Ma il maggior lavoro lo compie nelle ore tranquille quando gli altri dormono. Alla sera, dalle dieci all’una o alle due dopo mezzanotte, egli si mette al piano con una immensa provvista di caffè e di sigarette, con un gran lapis e dei fogli di carta rigata dinanzi, e tormenta nervosamente la tastiera cavandone trilli di letizia e larghi sospiri di tristezza, e spasimi d’amore, e vampate di ribellione, e un gocciolar di note stanche che sembrano spremute da occhi in pianto». «Puccini legge i giornali», sottolineava Fraccaroli.

A Milano, come risulta dai documenti conservati nell’Archivio della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini di Torre del Lago, a Milano La Nazione era spedita in abbonamento a Donna Elvira Puccini in via Verdi 4. A Parigi, invece, la fascetta indicava: Maestro Giacomo Puccini presso la sede di Casa Ricordi. A Torre del Lago La Nazione al Sor Giacomo veniva recapitata a Villa Grottanelli: dopo il trionfo di Manon Lescaut nel 1893, Puccini nel 1895 si era trasferito nella vicina dimora del nobile senese. E qui risiedette fino al completamento, nel 1900, dei lavori alla “casa di Venanzio” destinata ad accogliere le sue spoglie mortali. Numerosi fogli lucchesi, come documenta la mostra, accompagnarono passo a passo l’uscita delle opere pucciniane.

Intanto, La Nazione attuava direttive di potenziamento delle cro-nache locali: all’epoca le notizie dalle province affluivano alla sede di Firenze, le sedi dislocate sarebbero state aperte più avanti. Il 5 maggio 1894 La Nazione diede notizia di Manon Lescaut in scena al Teatro Pagliano. Poco meno di un anno prima, il 27 agosto 1893, la terza opera di Puccini, quella che aveva impresso la svolta decisiva alla sua carriera incerta, era stata allestita a Lucca. Poi, il 17 marzo 1894, La Nazione ne avrebbe annunciato la rappresentazione a Pisa. Due anni più tardi, il 7 maggio 1896, ancora al Pagliano di Firenze, in occasione dell’allestimento de La bohème, si organizzò una serata d’onore per Puccini. Il 5 settembre dello stesso anno la quarta opera lirica di Puccini fu appresentata al Teatro del Giglio di Lucca.

Il 10 e del 14 novembre, andò in scena al Pagliano di Firenze la replica de La bohème vivacizzata da un’altra serata in onore del compositore lucchese. E il 14 agosto 1897 fu presentata al teatro Goldoni di Livorno. Tutte esecuzioni puntualmente annunciate sulle pagine del quotidiano La Nazione. Con il nuovo secolo, il 25 aprile e il 9 maggio 1901 (in quest’ultima data serata in onore di Puccini), l’ex fiorentino Teatro Pagliano adesso denominato Teatro Verdi presentò Tosca.

In precedenza, il 13 aprile, l’opera era stata rappresentata a Pisa. E l’anno prima, il 3 settembre 1900, Tosca aveva calcato il palcoscenico del Teatro del Giglio a Lucca. Dal 6 al 26 settembre del 1911 al Teatro del Giglio rimase in cartellone La fanciulla del West. L’opera “americana”, come riportava La Nazione, nel 1912 approdò al Politeama Fiorentino (poi Teatro Comunale) il 25 aprile, impreziosita dalla serata d’onore. Nel biennio 1919-1920, il Teatro della Pergola ospitò due volte il Trittico, rispettivamente il 10 maggio e il 22 maggio 1919 con serata d’onore. Poi, il 2 maggio 1920, il Politeama Fiorentino mise in scena nella stessa serata il Trittico composto da Suor Angelica, Tabarro e Gianni Schicchi. Di questi allestiIl Teatro Dal Verme di Milano all'inizio del Novecento menti La Nazione pubblicò dettagliati resoconti. L’attenzione della testata fiorentina non si affievolì con la scomparsa del compositore sopraggiunta il 29 novembre 1924 in una clinica di Bruxelles. Nella capitale belga Puccini si era sottoposto a un’operazione chirurgica per asportare un cancro alla gola.

L’indomani, 30 novembre, con abituale sobrietà La Nazione titolò a piena pagina: Giacomo Puccini è morto ieri a Bruxelles. L’occhiello sovrastante recitava: “L’arte e la patria in gramaglie”. Nessuna concessione al sensazionalismo, alla retorica strappalacrime. Sentita commozione composta. Un mese dopo la morte, al Teatro Verdi di Firenze, a corredo di un’esecuzione di Tosca, rendeva noto La Nazione, si tenne la commemorazione di Puccini. Tre giorni dopo, nella stessa sede, si applaudì a La bohème. In seguito, riferì La Nazione, si svolsero altri allestimenti pucciniani nei vari teatri del capoluogo toscano: il 14 marzo 1925 Manon Lescaut al Teatro della Pergola, l’11 aprile 1925 Madama Butterfly al Teatro Alfieri, il 16 maggio 1925 Tosca al Teatro Politeama Fiorentino. E ancora: il 24 dicembre 1926 La fanciulla del West al Teatro Verdi e il 16 aprile 1927 Turandot al Teatro Politeama Fiorentino.