"Le luci spente delle due di notte. Passa un barbone con le scarpe rotte. La notte qui non è come a Milano o a Roma sempre pieno di casino. Fra quasi un’ora arriva La Nazione. Un ferroviere fischia una canzone. Una signora senza suo marito, la guardo bene, è solo un travestito". Una delle canzoni iconiche dedicate al capoluogo toscano, “Firenze Santa Maria Novella” di Pupo, del 1981, lega indissolubilmente il nostro giornale alla città.
Come è nata la canzone?
"Al tempo di notte prendevo il treno che partiva da Arezzo e si fermava a Firenze prima di andare a Milano. Dormivo durante il viaggio per risparmiare l’hotel. Firenze era la strada verso i miei sogni. Una sera, alla stazione di Santa Maria Novella, ho carpito due o tre immagini che mi hanno colpito. Il testo è estremamente poetico, la musica è arrivata dopo".
Perché citare La Nazione?
"Perché è il giornale di Firenze, ma anche di Arezzo dove sono nato e della Toscana. È un simbolo di cultura e di un’informazione per tutti. Ricordo i corrieri che portavano i pacchi di giornali all’edicola della stazione, l’odore forte della stampa. Sono da sempre un lettore de La Nazione e poi ho avuto l’onore di diventarne collaboratore. Oggi purtroppo meno persone comprano i giornali, ma ci sarà un ritorno, come col vinile".
Il suo rapporto con Firenze?
"La amo. Per me è tutto: l’arte, di cui sono appassionato, la gastronomia, la letteratura e un pezzo di storia familiare, perché i miei antenati erano guelfi fiorentini esiliati. E poi a Firenze ho ricevuto premi e riconoscimenti. Certo oggi la città è cambiata. Ma chi non lo è? E io non posso smettere di amarla".