OLGA MUGNAINI
165 anni

Un giornale che crea comunità: "Voce autorevole e riconoscibile per raccontare il mondo"

La scrittrice Antonella Boralevi e la sua Firenze, con le storie di ieri e i problemi di oggi "È una città che non ha chiaro cosa voglia essere. Servono scelte apparentemente scomode".

Un giornale che crea comunità: "Voce autorevole e riconoscibile per raccontare il mondo"

Un giornale che crea comunità: "Voce autorevole e riconoscibile per raccontare il mondo"

Scrittrice, giornalista, conduttrice televisiva, autrice e opinionista italiana, Antonella Boralevi ha tenuto per molti anni anche una rubrica su La Nazione, commentando fatti e costumi d’Italia e del mondo.

Antonella Boralevi, cosa significano 165 anni di vita per un quotidiano?

"Una vita così lunga racconta cos’è questa testata per i suoi lettori. Evidentemente La Nazione ha saputo trovare una voce, una sua voce, che non è stata sostituita. Sono convinta che la forza di un quotidiano sia la comunità che riesce a creare. Quindi, un giornale riesce a sopravvivere se riesce a farsi comunità".

Quindi uno specchio dei suoi lettori?

"No, deve essere proattivo, creare una visione, un modo di guardare il mondo, in cui ci si può riconoscere ma senza esserne la fotografia".

E adesso, dopo tanto tempo, qual è la sfida?

"Di mantenere la propria voce in modo che sia riconoscibile e capace di dare al lettore qualcosa in più che la rete, Instagram o Tik Tok non riescono a dare. Un tempo avevamo gli inviati di nera, giudiziaria, di eventi mondani: oggi invece chiunque è un “io narrante“. Ma certo non basta. E attraverso la sua storia, La Nazione può continuare a far vedere, a raccontare il mondo col suo modo e con la sua voce".

Nei suoi romanzi lei ha raccontato tanto Firenze e la Toscana, da Fiesole dove è nata a luoghi iconici come la Versilia. Adesso che non ci vive più, come vede i fiorentini?

"Dentro ai fiorentini dorme una specie di orgoglio prenatale, anche se non se ne rendono conto. Che sente la storia della città come sua personale e quindi ne va fiero. Ma al di là di Lorenzo il Magnifico, Michelangelo, Leonardo da Vinci, tutto il Rinascimento, mi piace ricordare che più di recente Firenze è anche una terra di grandi costituzionalisti, da Calamandrei a Paolo Barile. Insomma, Firenze ha costruito il senso vero della Costituzione".

E adesso invece che città è?

"Mi sembra una città che non ha chiaro cosa voglia essere. A cominciare dalla tramvia che taglia il centro storico e abbatte gli alberi. Da decenni mi pare abbandonata a se stessa, con troppe pizzerie a taglio e negozi di souvenir. Se ne parlava già negli anni Settanta e Ottanta. E se si fosse cominciato allora un discorso colto per preservare ciò che Firenze è, probabilmente non sarebbe adesso questo luogo in fondo simile a tante altre città d’arte piene di pullman e turisti distratti. Vedo quindi una città che ha bisogno di ritrovare la sua identità, facendo scelte anche apparentemente scomode, perché l’anima di Firenze chiede aiuto"

Ad esempio, quali scelte scomode?

"Dicendo che a Firenze si va a piedi. Io ho avuto la fortuna di avere avuto per amico di famiglia Giovanni Michelucci. E lui voleva creare un percorso pedonale sopraelevato rispetto alla strada che rendesse la città accessibile a tutti, ma in un modo che non ne alterasse l’immagine, e non inquinasse, C’erano già anche i progetti. Ecco, una prima rivoluzione potrebbe essere questa: andare a piedi. E poi c’è un vecchio nemico interiore da superare, che è quello che chiamiamo la “Firenzina“, che va abbandonata e dimenticata".