Giorgio Del Ghingaro*
Un giornale che esce ininterrottamente da 165 anni è un fatto straordinario. 60.225 giorni e altrettante notti spesso insonni, lungo un secolo e mezzo di fatti e avvenimenti: due guerre mondiali comprese. Cronaca che poco alla volta è diventata storia. Storia d’Italia ovvio, ma anche le tante storie delle città dove sono nate le varie redazioni. Penso a quanta passione serva, per preparare una nuova edizione. A quanta disciplina per cominciare sempre da capo. Perché una volta scritta, una notizia è vecchia e quando gli altri la leggono, il giornalista già ne cerca una nuova. E poi le rotative. Una parola che evoca rumori e odori d’altri tempi.
E mentre La Nazione nasceva, Viareggio cresceva e si sviluppava: imparava il bello del mare, coccolava la luce di cui è colma, tirando strade e progettando palazzi dai riccioli fiabeschi. Sperimentava scafi indovinando porti lontani, nella prima darsena e nelle altre che seguirono. Così sulle pagine di questo giornale è passata molta della storia della nostra città. Dai successi di Puccini ai pettegolezzi modaioli del caldo estivo. Dalla cronaca nera alla politica.
Oggi Viareggio conta oltre 63mila abitanti e vanta un distretto nautico dove si produce il 35% del fatturato mondiale. Negli ultimi anni si è rialzata, recuperando terreno dopo un dissesto immorale. Si è rifatta il trucco, partendo dai fondamentali: dalla Terrazza della Repubblica, a piazza Puccini, dalla Pineta al Belvedere di Torre del Lago, passando per lo Stadio. Metri e metri quadrati di lavori pubblici per centinaia di milioni di euro di investimenti. Collegati da oltre 30 chilometri di nuove piste ciclabili. E poi gli eventi: da quelli fondanti come il Carnevale e la Viareggio Cup, o il Premio Rèpaci. A quelli nuovi, come il Festival della Danza o il Festival dello Sport. I concerti estivi e il Festival Pucciniano che compie 70 anni e festeggia in un’unica edizione anche i 100 anni dalla morte del Maestro.
Ma Viareggio non si accontenta mai. Questo è vero. Ci sono le critiche, ci sono gli scontenti. E qualsiasi cosa poteva sempre essere fatto meglio e prima.
Dico spesso che fare il sindaco qui vale 4 mandati altrove. Ed è vero, ne sono convinto. Bisogna prendere decisioni, assumersi responsabilità. Servono passione, attenzione, disciplina e tanto studio. Come per disegnare una nuova edizione. Che sia all’altezza di una storia lunga e importante. Come la nostra.
*Sindaco Città di Viareggio