Empoli, quarto anno consecutivo in Serie A: c'è D'Aversa al timone di questa nuova sfida

Dopo la terza salvezza di fila ottenuta lo scorso maggio (per la prima volta nella sua storia), al Castellani hanno deciso di puntare sull'ex Lecce

Roberto D'Aversa è nato il 12 agosto 1975 a Stoccarda

Roberto D'Aversa è nato il 12 agosto 1975 a Stoccarda

L'ultima immagine da allenatore di Serie A di Roberto D'Aversa è stata quella di un tecnico che ha perso la testa. O meglio, che l'ha utilizzata per motivi poco nobili, per darla contro un calciatore, Thomas Henry del Verona. Era lo scorso 10 marzo, la partita Lecce-Hellas, quella sconfitta 0-1 sancì la crisi nera per i salentini, che cacciarono D'Aversa per sostituirlo con Ivan Gotti. Il tecnico peraltro era reduce da una serie disastrosa, una vittoria appena in 12 partite, quindi l'esonero numericamente ci stava, in aggiunta a quel gesto, la testata seppur non premeditata. Ma D'Aversa non poteva e non può essere derubricato a una persona così, che si infiamma e carica gli avversari, il passato è comunque lì che parla a suo favore, ed è quello che l'Empoli ha sicuramente valutato. Certo, l'eredità è abbastanza pesante. Anche i toscani hanno avuto una stagione turbolenta, riparata da Nicola con la solita maestria e quel tocco miracoloso che l'ha sempre contraddistinto. Lo scorso maggio infatti i toscani hanno conquistato per la prima volta nella loro storia la terza salvezza di fila in Serie A. A Empoli non si chiedono comunque miracoli, ma quantomeno di proseguire nella scia tracciata decenni fa: salvezza tranquilla, lancio dei giovani, proposta di buon gioco, esteticamente parlando. Centrare tutti questi obiettivi sarebbe davvero il massimo, ma basterebbero anche i primi due, naturalmente. "Siamo partiti bene, c'è un gruppo di ragazzi giovani e c'è entusiasmo - sono state le prime parole di D'Aversa -. Sono onorato che abbiano scelto me per rappresentare questo club. Ringrazio tutte le persone che hanno creduto in me non solo sotto l'aspetto professionale ma anche umano. Ho pagato per l'errore e mi scuso ancora, d'ora in poi vorrei si parlasse solo di campo". Insomma, il passato è dimenticato. D'Aversa, come detto, non è uno sprovveduto, anzi. La Serie A l'ha già masticata lasciando anche un discreto segno soprattutto quando era stato l'allenatore del Parma, squadra portata dalla Serie C post-fallimento alla massima categoria. Due promozioni di fila poi due campionati assolutamente da applausi con l'undicesimo posto raccolto nella stagione della pandemia di Covid. Quella squadra impressionava per compattezza e per freschezza, con frecce tipo Kulusevski e Gervinho a dare una mano nel tridente al danese Cornelius, mai così prolifico. Erano anni che il Parma non faceva così bene in Serie A e non a caso nel campionato successivo subito dopo l'addio di D'Aversa la squadra sarebbe precipitata verso il fondo della classifica nonostante il tentativo di richiamare l'ex tecnico, impossibilitato però a risalire la china. Da lì la retrocessione, dovuta forse a una cattiva gestione da parte del club, dalle stelle alle stalle nel giro di 12 mesi prima con Liverani e in seguito "bruciando" un idolo della piazza. Se c'è però una società capace di tenere assieme squadra e ambiente quella è l'Empoli. Un caso unico nel calcio italiano di squadra ormai di élite fedele ai propri principi e andando parzialmente controcorrente. Fiducia ai giovani, investimenti mirati, capacità di credere ai progetti dando quasi carta bianca. D'Aversa con il suo 3-4-2-1 d'assalto, la velocità dell'attacco e nessuna paura di giocarsela anche con le grandi squadre: da qui si ricomincia, con grande fiducia. "Sono venuto diverse volte a Empoli a seguire gli allenamenti quando c'era Andreazzoli - ha aggiunto il nuovo allenatore - e avevo già avuto occasione di conoscerlo. Il fatto che abbiano scelto me per rappresentare la società è motivo di grande soddisfazione, il club è stato coraggioso scegliendomi". Un coraggio meritato.