Fiorentina, ancora lavori in corso per Palladino. Ma con Gudmundsson può iniziare la svolta

Rebus / I viola tirano come nessuno in Serie A, ma manca il cinismo. L’islandese garantisce qualità e il possibile cambio modulo apre nuovi scenari

Raffaele Palladino, 40 anni, attuale tecnico della Fiorentina

Raffaele Palladino, 40 anni, attuale tecnico della Fiorentina

Ha impiegato sette partite ufficiali, la Fiorentina di Raffaele Palladino, per ottenere la prima vittoria stagionale (considerando i 90 minuti). Un successo probabilmente inaspettato, viste le premesse, con una Lazio in vantaggio 0-1 dopo la prima frazione. A ribaltare la situazione è stato Alfred Gudmundsson, autire di una doppietta all’esordio con la nuova. In concomitanza col suo ingresso in campo, Palladino ha sparigliato le carte cambiando la sistemazione in campo dei suoi: dal 3-4-2-1 di queste prime uscite ad un più classico 4-2-3-1. È difficile credere che il merito della vittoria sia riconducibile al modulo, ma di sicuro la scelta del tecnico ex Monza è stata figlia delle difficoltà di queste prime settimane, con l’intenzione di dare – appunto – maggiore equilibrio alla squadra. Tanti tiri, pochi gol Esattamente come due anni fa, la Serie A della Fiorentina è iniziata con una sola vittoria e sei punti dopo cinque giornate. Le potenzialità offensive si sono ampiamente viste, ma il cinismo – e la lucidità nella propria metà campo – sono spesso mancati, a guardare le statistiche. Con 29 tiri in porta, nessuno ha fatto meglio finora dei toscani, che vantano anche un 8,1 negli xG (inferiore solo ad Atalanta e Milan). Il tasso di conversione, tuttavia, è il tasto dolente, con un pesantissimo 17esimo posto nel rapporto gol/tiri in porta (0,17). A riprova di una solidità non sempre impeccabile, inoltre, ci sono i 26 tiri in porta subiti, terzo dato peggiore della lega. E le sette reti subite sono anche maggiori di quelle previste dall’algoritmo, 5,3. Novità in vista? Se il nuovo assetto tattico diventerà una certezza della Fiorentina o meno, lo si scoprirà presto. In particolar modo in base al coinvolgimento di Gudmundsson, capace di arrivare a quota 14 gol con la maglia del Genoa lo scorso anno. Il sistema di gioco, insomma, potrebbe ruotare attorno all’islandese, cercando di creare il contesto perfetto per le sue qualità. Moise Kean, peraltro, ha già “timbrato il cartellino” per quattro volte tra Serie A e Conference League, e trovare l’amalgama tra due componenti così importanti è forse la missione più affascinante cui Palladino è chiamato nella sua prima stagione a Firenze. Per quanto concerne la retroguardia, un passaggio stabile “a quattro” è certamente possibile, anche se con diversi nodi da sciogliere. A partire da Cristiano Biraghi e Robin Gosens, con uno dei due che potrebbe essere costretto alla panchina (nel secondo tempo con la Lazio è toccato all’italiano), oppure a riadattarsi in altre zone del campo. Tra i centrali, invece, l’oggetto misterioso rimane Marin Pongracic, pagato 15 milioni in estate. Il croato, tra l’espulsione della prima giornata e un affaticamento muscolare, non ha iniziato nel migliore dei modi, ma dalle sue parti la concorrenza – Martinez Quarta e Luca Ranieri in primis – non è affatto banale.