Ho un auspicio per questo 25 novembre: che non sia solo la giornata in cui si accende l’attenzione sulla violenza di genere per poi spegnerla il giorno dopo; e che piuttosto segni un punto di non ritorno nella determinazione a ingaggiare una battaglia che ci riguardi tutti e che ci riguardi sempre, a prescindere dai fatti che volta in volta ci segnalano tristemente le cronache.
Confido che lo scempio che si è consumato sul corpo di Giulia, come su quello di innumerevoli donne di tutte le età e le condizioni, possa almeno far scattare la mobilitazione di cui questo paese ha bisogno. E confido che in questo ognuno faccia la sua parte, a partire dalle istituzioni.
La Regione Toscana, quanto a questo, sta già facendo molto, forte anche di una rete consolidata negli anni di trutture pubbliche e associazioni. Possiamo contare su venticinque Centri antiviolenza – con percorsi avviati nel 2022 per ben 3.232 donne – su ventitré Case rifugio e persino su cinque Centri che sostengono gli uomini perché non ricadano in gesti violenti (nel 2022 sono stati in 282 a farvi ricorso). Con i fondi europei sosteniamo bandi che aiutano le donne a uscire da contesti di violenza e ad acquistare autonomia anche attraverso inserimenti lavorativi: un modo per contrastare le situazioni più subdole e invisibili perché chiuse tra le pareti di una casa.
Molto è stato fatto su questo terreno e molto si dovrà fare. Eppure sento che ancora non basta, così come non basta aumentare e rendere efficaci i controlli o velocizzare le misure di prevenzione.
Sono convinto che ci sia bisogno di una grande battaglia culturale, che promuova il rispetto e la libertà, che contrasti ogni logica di possesso, che curi anche l’analfabetismo degli affetti.
È un impegno che intendo assumermi per la Toscana, cercando su questo un confronto con tutte le realtà che possono essere protagoniste di tutto questo, compreso il mondo della scuola e del lavoro.
Non sarà facile e certi risultati non li potremo vedere subito. Ma è arrivato il momento di cominciare. Con la consapevolezza che un paese dove le donne non sono libere e sicure è un paese che ha perso una fondamentale battaglia di civiltà. E questa battaglia bisogna cominciare a sostenerla e vincerla.
*Presidente della Regione Toscana